Chantons – Paris Jazz – Una recensione
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Facciamo per un momento un salto temporale (o semplicemente geografico se preferite) e trasportiamo la nostra mente in Francia, magari nel centro di Parigi, la città dell’amore e la culla della cultura di questa splendida nazione. La prima cosa che vi verrà in mente sicuramente sarà quella di seguire gli itinerari turistici e quindi di fare un salto alla Tour Eiffel, oppure al Louvre o al muséè d’Orsay. Se, però, avete voglia di fermarvi per un po’ di tempo in questo luogo e di guardare le cose con maggior profondità, scoprirete sicuramente che dentro la Parigi che avete visto in cartolina esiste un’altra città, magari più vicina a quello che vi stiamo per raccontare. Parigi, infatti, è anche la città degli Chansonniers e quindi di Aznavour e di Edith Piaf, artisti di fama mondiale conosciuti in tutto il mondo che hanno fatto sognare generazioni e generazioni.
Qualcuno, armato di tanta passione e voglia di fare, ha voluto far rivivere questa tradizione ed è uscito fuori Chantons, disco pubblicato da Alfa Music e nato dall’incontro fra Awa Ly, cantante parigina di origine africana, e fra due jazzisti di prim’ordine, Arturo Valiante (piano) e Valerio Serangeli(double bass). Un’unione che ha portato questa formazione a girare il mondo, suonando oltre cento concerti, e che ha generato un progetto evocativo, tradizionale e gradevole anche per chi si vuole avvicinare al jazz, magari in maniera trasversale. Diciamo subito una cosa allora. Sebbene il trio Chantons abbia attinto direttamente dalla tradizione francese degli Chansonniers, non vuol dire che il disco non sia originale. Awa Ly, infatti, con le sue caratteristiche vocali, ci mette veramente del suo e, anche se rimaniamo nel territorio di cui vi abbiamo appena parlato, a tratti non è possibile non percepire le influenze africane che questa cantante ha nel proprio DNA. Dal canto loro Valiante e Serangeli sono due jazzisti che trasudano esperienza e che riescono ad arrangiare i brani con originalità, gusto e semplicità.
E quindi celebri canzoni come La Boèhme di Aznavour, oppure Hymme à l’amour di Edith Piaf, pur mantenendo la loro unicità, acquistano un colore nuovo, che le rende nuovamente attuali e che ce le fa assaporare in una maniera del tutto diversa. Inoltre il fatto che accanto ai brani appena citati ce ne siano altri diametralmente opposti come Couleur Cafè di Gainsbourg, o Tout Le Monde veut devenir un cat di Hddlestone – Rinker, dimostra che il trio Chantons, pur rimanendo in un territorio ben preciso, ha voglia di spaziare fra sonorità diverse. In più vi segnaliamo veramente con piacere, e anche con un po’ di campanilismo, un omaggio a Mina con il brano Io non gioco più che, secondo il pensiero del trio, diventa Je ne Joue Plus, un blues che ben si accosta a tutto il repertorio di cui vi abbiamo parlato. E per concludere questa breve carrellata che per quasi un’ora ci ha fatto viaggiare con la mente in Francia citiamo anche due brani firmati Awa Ly, Arturo Valiante e Valerio Serangeli: L’amour qui va e Toi tu n’es pas là, perfettamente in linea con il resto del CD.
Insomma, se vi piace la canzone d’autore e se subite anche il fascino degli Chansonniers, allora questo è il CD giusto per allargare gli orizzonti musicali. Magari davanti ad un bicchiere di buon rosso che si sposa decisamente bene con quello che sicuramente avrete il piacere di ascoltare.
Carlo Cammarella