Jazz Agenda

Fabrizio Bosso presenta il nuovo album “State of the Art” al Monk di Roma

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Mercoledì 26 aprile al Monk di Roma, Fabrizio Bosso presenta in concerto il suo nuovo album State of the Art uscito lo scorso il 12 aprile. Ospite della rassegna “Jazz Evidence - Un viaggio a tappe nella musica jazz di oggi”, Bosso sarà accompagnato sul palco dal suo quartetto composto dal pianista Julian Oliver Mazzariello, dal contrabbassista Jacopo Ferrazza e dal batterista Nicola Angelucci.

Uscito per la Warner e registrato dal vivo durante i concerti di Roma, Tokyo e Verona, State Of The Art di Fabrizio Bosso è un’istantanea fedele di una fase tra le più felici nella carriera del trombettista, che ha voluto fissare su un album alcuni momenti memorabili del tour dell’anno scorso con il suo quartetto. Tour che non è mai terminato ma che continua ancora oggi con numerose date in Italia e all’estero.

 

Questo doppio album vuole anche rappresentare il passaggio a una nuova fase della carriera di BossoQuando ho deciso di mettere in piedi questo quartetto, non l’ho fatto pensando a un disco. Avevo piuttosto voglia di ascoltare la mia musica suonata da altri musicisti, con un’energia e un “colore” che fossero diversi, freschi. Questo è il suono del mio presente – afferma Fabrizio - e loro sono, oltre che degli amici, anche i musicisti che mi appagano di più sul palco perché capaci di tirare fuori il suono che ho in testa. Con loro, il mio grande lusso è che potrei permettermi di non suonare e la musica funzionerebbe ugualmente.

 

Nelle dieci tracce di questo doppio album si ravvisa, oltre al noto talento per l’improvvisazione, anche una cifra compositiva sempre riconoscibile (Rumba For Kampei, Mapa, Black Spirit, Dizzy’s Blues, Minor Mood) e, soprattutto, è palpabile la caratura di Bosso in qualità di leader, in grado di trascinare il gruppo e, nello stesso tempo, lasciare tutto lo spazio necessario per esprimere le singole personalità.

 

Quest’attitudine di Bosso si riscontra fin dalla scelta dei brani proposti, nei quali figura anche Goodness Gracious, a firma di Julian Oliver Mazzariello, che qui trova spazio accanto alle composizioni originali del trombettista e agli standard. Tra questi, spicca una toccante The Nearness Of You di Hoagy Carmichael. Accanto ai fedelissimi Julian Oliver Mazzariello al piano e Nicola Angelucci alla batteria, troviamo poi un avvicendamento al contrabbasso, con la presenza del giovane JacopoFerrazza che ha preso il posto di Luca Alemanno, da qualche mese di stanza a Los Angeles.

 

Una musica che ha il potere di rinnovarsi costantemente. I brani originali si vestono di una luce diversa, inedita; gli standard si personalizzano, arricchendosi di nuove sfumature. Ogni brano racconta una storia diversa, la temperatura di quella serata, il calore di quel pubblico, le latitudini diverse. Tutti questi elementi fanno di State Of The Art un album che riesce da un lato, a fissare il suono di quello che è Fabrizio Bosso oggi, dopo oltre venti album incisi come leader, collaborazioni eccellenti e diversi tour in giro per il mondo. Dall’altro, ha la capacità di restituire all’ascolto tutta l’urgenza di un album interamente registrato dal vivo, con tutta la tridimensionalità dell’esperienza live.

 

 

Formazione

Fabrizio Bosso, trumpet

Julian Oliver Mazzariello, piano

Jacopo Ferrazza, double bass

Nicola Angelucci, drums

 

mercoledì 26 aprile ore 21:00

Monk Roma

Ingresso riservato ai Soci con Tessera Arci 2017

Contributo 15 o 13 + dp

Via Pietro Borsieri 37

Infoline 02 69016888

 

FABRIZIO BOSSO 4ET TOUR

12/04 Milano, Blue Note

13/04 Camogli (GE), Teatro Sociale

14/04 Salerno, Moro Club ospite d’eccezione Enrico Rava

15/04 Ferrara, Jazz Club Il Torrione

26/04 Roma, Monk

27/04 Imola, Crossroads ospite d’eccezione Enrico Rava

28/04 Wolfsburg (Germania), Autostadt

18/05 Bologna, Bravo Caffè

19/05 Agropoli (SA), Officina 72

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Fabrizio Bosso e Luciano Biondini Face to Face in concerto all'università di Tor Vergata

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Mercoledì 16 novembre, alle ore 18.00, Fabrizio Bosso e Luciano Biondini presentano in concerto “Face to Face”, all’Auditorium Ennio Morricone della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Tor Vergata, all’interno della programmazione della stagione dei concerti di Roma Sinfonietta 2016/2017. Face to Face, faccia a faccia: Fabrizio Bosso e Luciano Biondini si muovono insieme tra richiami all’estetica del jazz, libera improvvisazione e influenze mediterranee. Per l’occasione il poliedrico trombettista piemontese incontra il tocco maturo del fisarmonicista di Spoleto in un dialogo fatto di reciproco ascolto e profonda empatia. La forza e il pathos di cui sono pieni i rispettivi temperamenti musicali qualificano un progetto di grande fattura. Un dialogo tra pari, in cui non emerge una leadership, ma un interplay sempre funzionale all’espressione compiuta del discorso musicale. 

Fisarmonicista dal tocco impeccabile, Biondini è dotato del linguaggio maturo proprio di chi possiede una profonda conoscenza della tradizione jazzistica moderna e un revisionismo storico tutto personale. Bosso, trombettista poliedrico e sfaccettato, anche lui giunto a una pregevole intensità artistica, lo asseconda in questa ricerca, tra le irruenze e le delicate alchimie di cui è intriso il suo suono. La forza e il pathos di cui sono pieni i rispettivi temperamenti musicali qualificano un disco di grande fattura. Da sempre animati da vicendevole ammirazione, i due musicisti coltivavano da tempo l’idea di un progetto comune, cominciato a delinearsi nel 2010 in occasione di un concerto a Bolzano, dov’erano entrambi ospiti della cantante israeliana Noa.

Da quell’incontro è nata l’idea di una collaborazione stabile, che ha trovato ispirazione nel vissuto di entrambi musicisti: brani già nel repertorio di Bosso, altri a firma di Biondini, standard e pezzi improvvisati ma sempre con strutture riconoscibili dal punto di vista melodico. La condivisione di un ampio spettro di riferimenti stilistici, dalla tradizione boppistica a quella mediterranea, la naturale inclinazione verso la libera improvvisazione e la profonda adesione alla formula del duo, rendono questo incontro musicale un fertile e coinvolgente momento di scambio. Face to Face è anche un album pubblicato nel 2012. Il disco si apre con Prendere o lasciare, un brano di Biondini totalmente impostato sull’improvvisazione, dal tema velocissimo, che mette in evidenza il grande interplay e l’affiatamento che i due musicisti hanno costruito in quasi due anni di concerti in giro per l’Italia.

Le ispirate e poetiche riletture di standard come The Shadow of Your Smile, o di brani del repertorio di Bosso come Il Gattopardo di Nino Rota (già contenuto nel disco “Enchantment” del 2011), Africa (scritto da Bosso e registrato con i Latin Mood in “Vamos”), o Rumba for Kampei, composta dal trombettista piemontese durante un viaggio a Zanzibar e dedicata all’incontro con un bimbo di nome Kampei, figlio di un masai conosciuto durante quel soggiorno, rivelano la totale sintonia del duo e la compiutezza dell’incastro timbrico dei due strumenti. La ballad BringiPrima del Cuore e l’omaggio allo choro brasiliano di Choroso, poi, tutti brani a firma di Biondini, dimostrano come la vena compositiva del fisarmonicista si adatti perfettamente all’abilità interpretativa di Bosso, riuscendo a esaltarne tanto l’intimo e raffinato lirismo, quanto l’esuberanza virtuosistica. Il concerto arriva dopo un lungo tour internazionale che lo ha visto impegnato in Colombia con lo spiritual trio, in Giappone e in Europa con il suo quartetto e in India ospite del progetto “The Golden Circle” di Rosario Giuliani. 

FABRIZIO BOSSO E LUCIANO BIONDINI

FACE TO FACE

Auditorium Ennio Morricone

Macroarea di Lettere e Filosofia Università Tor Vergata

Mercoledì 16 novembre Ore 18.00

Formazione

Fabrizio Bosso - tromba

Luciano Biondini - fisarmonica

 

Fabrizio Bosso e Luciano Biondini

Mercoledì 16 novembre ore 18.00

Biglietto intero 12 euro/ 8 euro ridotto/ 5 euro studenti

Auditorium Ennio Morricone

Via Columbia, 1

00133 Roma

Infoline

Roma Sinfonietta Ufficio Stampa

06 3236104/ 339 8693226                                                                                                

 

 

 

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Fabrizio Bosso Paolo Recchia Quintet in concerto al Bebop Jazz Club

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Sabato 2 aprile salirà sul palcoscenico del Bebop Jazz Club il quintetto Fabrizio Bosso - Paolo Recchia, formazione completata da Luca Mannutza al pianoforte, Luca Alemanno al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria.


Fabrizio Bosso è considerato uno dei più importanti trombettisti a livello internazionale. Inizia a suonare la tromba all’età di 5 anni e a 15 si diploma al conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Nel 1999 vince il Top Jazz (referendum promosso dalla rivista Musica Jazz), come miglior nuovo talento. Nel 2000 pubblica il primo disco a suo nome, Fast Flight. Nel 2002 esce il primo disco degli HIGH FIVE, Jazz For More, al quale ne seguiranno diversi altri per a prestigiosa Blue Note.

Con gli HIGH FIVE registrerà anche Handful Of Soul, il disco che consacrerà al successo Mario Biondi. E’ sempre con gli HIGH FIVE che suonerà per la prima volta con una propria formazione al Blue Note di Tokyo, dove tornerà spesso conquistandosi un vasto e appassionato pubblico.
Fin dall’inizio della sua carriera Fabrizio può vantare collaborazioni importanti come, fra i tanti, Gianni Basso, Enrico Pieranunzi, Rosario Giuliani, Charlie Haden, Carla Bley.

Con Blue Note pubblicherà nel 2007 uno dei suoi dischi più importanti, You’ve Changed, in quartetto e 13 archi, magistralmente arrangiati da Paolo Silvestri, con alcuni ospiti come Stefano Di Battista, Bebo Ferra, Dianne Reeves e Sergio Cammariere, al quale deve l’ingresso nel mondo del pop e la sua prima apparizione al Festival di Sanremo. Sempre con la storica etichetta pubblicherà anche il primo disco della formazione che condivide con Javier Girotto, nata nel 2006, il sestetto LATIN MOOD, Sol. Seguirà poi nel 2012 Vamos, pubblicato con Schema Records.

Dopo 10 anni, nel 2009, vince nuovamente il top jazz con il disco Stunt, in duo con Antonello Salis, pubblicato da Parco Della Musica Records. L’anno seguente vince ancora, ma come miglior trombettista. Nel 2010 pubblica Spiritual, con Alberto Marsico e Alessandro Minetto. Con loro pubblicherà la seconda opera, Purple, nel 2013, per l’etichetta Verve/Universal. Nel 2011 un altro punto di svolta, la registrazione dell’album Enchantment- l’incantesimo di Nino Rota con la London Symphony Orchestra e la ritmica di Claudio Filippini, Rosario Bonaccorso e Lorenzo Tucci. Gli arrangiamenti e la direzione sono di Stefano Fonzi. A un anno di distanza esce il disco Face To Face, per Abeat Record, in duo con il fisarmonicista Luciano Biondini.
Nel frattempo molte sono le partecipazioni a Festival importanti come Umbria Jazz, Vicenza Jazz Festival, Roma Jazz Festival e molti altri e anche in numerosi festival all’estero. Pure molte sono le collaborazioni a diversi progetti cross over (come “Uomini in Frac” dedicato a Domenico Modugno e “Memorie di Adriano”, dedicato al repertorio di Celentano) e anche interdisciplinari con IL SORPASSO, sonorizzazione dal vivo di un montaggio di immagini tratte dal capolavoro di Dino Risi, con Luca Mannutza, Luca Bulgarelli e Lorenzo Tucci, o SHADOWS, un omaggio a Chet Baker con Julian Oliver Mazzariello al piano e Massimo Popolizio voce recitante.

Negli anni partecipa ancora a Sanremo sia con Sergio Cammariere che con Simona Molinari, Raphael Gualazzi e Nina Zilli, con la quale realizzerà nell’estate 2013 il tour WE LOVE YOU, dedicato al repertorio Soul. Il 5 novembre 2013 Fabrizio Bosso ha compiuto quarant’anni che ha celebrato in una grande serata all’Auditorium della RAI di Torino, invitando accanto a sè tutti gli amici e i colleghi che hanno partecipato alla sua vita e hanno sostenuto la sua carriera, in una maratona di grande effetto e di grande musica.

Nel 2014 porta a Tokyo “Purple” a Maggio al Blue Note, e a Settembre ancora in Giappone ma con una nuova formazione che vede Julian Oliver Mazzariello, Luca Alemanno e Nicola Angelucci, in un tour che tocca oltre Tokyo anche Osaka e Kumamoto. A Giugno è invitato ad eseguire la Swing Symphony di Wynton Marsalis all’Auditorium Parco della Musica con la direzione di Wayne Marshall. E’ a settembre che incide TANDEM, l’atteso disco in duo con Julian Oliver Mazzariello, in uscita per VERVE/Universal i primi di Novembre. Nell’album due ospiti d’eccezione, a voler riaffermare il legame del trombettista con la canzone d’autore: Fiorella Mannoia e Fabio Concato. Il 19 Novembre, con la coproduzione del Roma Jazz festival, presenta all’auditorium della Musica in una sala Sinopoli stracolma ed entusiasta, il nuovo progetto dedicato a Duke Ellington, con il suo quartetto e una sezione di sei fiati. Gli arrangiamenti e la direzione sono affidati al magistrale Paolo Silvestri. L’anno si conclude a Umbria Jazz Winter, con quattro concerti dedicati a tre progetti diversi. La doppietta finale è affidata al quartetto, che a sorpresa ospita sul palco Joe Lovano per chiudere in bellezza l’ultimo concerto e il 2014. Il 26 maggio è uscito DUKE per la Verve/Universal. Registrato a marzo presso gli studi della Casa del Jazz.

Paolo Recchia nasce nel 1980 a Fondi, piccola città del sud pontino a metà strada tra Roma e Napoli. Rimane affascinato e si appassiona fin da bambino al sassofono contralto, grazie al padre; inizia a suonare all’età di 11 anni, dedicandosi dapprima agli studi classici e poi al jazz, che scopre ed inizia profondamente ad amare ascoltando alcuni dischi di Charlie Parker e Massimo Urbani. Ha frequentato master class tenute da Bob Mintzer, Rick Margitza, Billy Harper, Harry Allen, Dave Liebman, Enrico Pieranunzi, Chris Potter, Rosario Giuliani, Paolo Fresu.

Il suo modo di comunicare attraverso il sassofono è ricco di sensibilità, di forza e chiarezza espressiva. Un sound bilanciato e spesso composto, ma capace di incredibili impennate emotive dove arriva a toccare corde più passionali a volte nostalgiche e rivelatrici di un gusto intimistico. Il suo stile compositivo fonda le radici negli albori del bebop, anche se poi si libera verso una contemporaneità più tangibile. E’ forse proprio questa la sua forza che deriva da anni di studio e di intenso approfondimento della cultura afroamericana.

Nel 2003 partecipa al Premio Massimo Urbani vincendo una borsa di studio perSiena Jazz; nel 2004 riceve il 2° premio al Concorso Nazionale “Giovani Talenti del Jazz Italiano” a Piacenza e il “Premio Palazzo Valentini” al Festival “JAZZ&IMAGE” di Villa Celimontana a Roma; nel 2005 il 2° posto al concorso nazionale di musica jazz di Baronissi. Ad ottobre del 2015, Paolo Recchia vince il primo premio alla terza edizione del Festivalul International de Jazz “Johnny Raducanu” a Brăila in Romania incantando giuria e platea con una magistrale interpretazione di “Central Park West” di John Coltrane e con un brano di sua stessa composizione intitolato “Boulevard Victor”. Aperto a giovani musicisti jazz provenienti da ogni parte del mondo, il concorso nasce per ricordare il contrabbassista soprannominato “Mr. Jazz of Romania” – che fondò la Romanian Jazz School e che formò numerose generazioni di musicisti jazz, morto nel 2011 all’età di 79 anni.

Il suo esordio discografico risale al 2008 con  “Introducing Paolo Recchia featuring Dado Moroni” per Via Veneto Jazz distribuzione EMI MUSICche nel2011 pubblica il secondo album di Paolo Recchia “Ari’s Desire” con ospite il noto trombettista Alex Sipiagin. Nel 2013 inizia la collaborazione con l’etichetta Giapponese Albòre Jazz con la pubblicazione del terzo cd, “Three for Getz”, un omaggio a Stan Getz, con Enrico Bracco alla chitarra e Nicola  Borrelli al contrabbasso e a dicembre 2015, la pubblicazione del quarto album “Peace Hotel” con la stessa formazione.

Numerosi i concerti live in tutta Italia con il trio a suo nome e in qualità di leader con varie formazioni, anche con la presenza di ospiti illustri del panorama jazz nazionale ed internazionale. Tra questi: nel 2008, Paolo Recchia si esibisce con il suo quartetto ed ospita uno dei più apprezzati tenor sassofonisti della nuova scena jazz newyorkese, Joel Frahm. Nel 2009 e nel 2010 partecipa per due anni di seguito all’Italian jazz Days, settimana del jazz italiano di NewYork, co-prodotto dal Jazz at Lincoln Center e dall’Istituto Italiano di Cultura esibendosi al Dizzy’s Club Coca Cola ospite nel trio dell’hammondista Pat Bianchi. Nel 2013 con il suo trio ospita David Kikoski al piano. Nel 2014 si esibisce live al Festival Internazionale di La Spezia con George Garzone. Lo stesso anno Paolo Recchia partecipa al tour dell’Andrea Pozza Uk Connection Trio in qualità di guest esibendosi a Roma e ad Ancona; la collaborazione con il pianista ligure continua anche nel 2015 e a questa si affianca un’altra collaborazione di prestigio, quella con il trombettista Fabrizio Bosso.

Molteplici le collaborazioni con l’orchestra “Iodice&Corvini Roma Jazz Ensamble” e con la PMJO (Parco della Musica Jazz Orchestra) diretta da Maurizio Giammarco. Paolo Recchia fa parte inoltre del gruppo “SIX SAX” guidato da Javier Girotto; del sestetto di Luca Mannutza Sound Six, con il quale registra “Tributo ai Sestetti anni 60” e “My Music” per l’etichetta Albore Jazz e del quartetto di Nicola Angelucci, con il quale registra “The First One” e “Beyond the drums”  per Via Veneto Jazz.

 

Via Giuseppe Giulietti
14 - Roma (Zona Testaccio - Piramide)

Formazione 

Fabrizio Bosso, tromba e flicorno

Luca Mannutza, pianoforte 

Luca Alemanno, contrabbasso

Nicola Angelucci, batteria

Paolo Recchia, Sax

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Fabrizio Bosso e Luciano Biondini Face to Face in concerto al Bugatti Caffè

Face to Face, faccia a faccia è il duo formato da Fabrizio Bosso e Luciano Biondini che sarà di scena il 15 marzo presso il Caffé Bugatti di Terni. La formazione si muove tra i richiami all’estetica del jazz, la libera improvvisazione e le influenze mediterranee. Il poliedrico trombettista piemontese incontra il tocco maturo e misurato del fisarmonicista di Spoleto in un dialogo fatto di reciproco ascolto e profonda empatia. 

La forza e il pathos di cui sono pieni i rispettivi temperamenti musicali qualificano un progetto di grande fattura. Un dialogo tra pari, in cui non emerge una leadership, ma un interplay sempre funzionale all’espressione compiuta del discorso musicale. Da sempre animati da vicendevole ammirazione, i due musicisti coltivavano da tempo l’idea di un progetto comune, cominciato a delinearsi nel 2010 in occasione di un concerto a Bolzano, dove erano entrambi ospiti della cantante israeliana Noa. 

Da quell’incontro è nata l’idea di una collaborazione stabile, che ha trovato ispirazione nel vissuto di entrambi musicisti: brani già nel repertorio di Bosso, altri a firma di Biondini, standard e pezzi improvvisati ma sempre con strutture riconoscibili dal punto di vista melodico.

La condivisione di un ampio spettro di riferimenti stilistici, dalla tradizione boppistica a quella mediterranea, la naturale inclinazione verso la libera improvvisazione e la profonda adesione alla formula del duo, rendono questo incontro musicale un fertile e coinvolgente momento di scambio.

 

Caffé Bugatti

Via Federico Fratini

Terni

 

Formazione

Fabrizio Bosso, tromba

Luciano Biondini, fisarmonica

 

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Roma Jazz Festival: Fabrizio Bosso, Luciano Biondini e Paolo Silvestri String Ensemble in concerto all’Auditorium

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Giovedì 26 novembre Fabrizio Bosso e Luciano Biondini saranno di scena all’Auditorium Parco della Musica insieme allo String Ensemble di Paolo Silvestri con il progetto Melodies. Parliamo di due artisti che non hanno bisogno di particolari presentazioni. Tecnica individuale, totale padronanza del proprio strumento, estro consolidato e maturità artistica per un connubio musicale che si esprime a livelli altissimi.

 Dopo Face to Face, album uscito nel 2012 in cui Bosso e Biondini davano una prima infarinatura di quanto li accomuna, eccoli all’opera seconda: un progetto live dal titolo “Melodies” nel quale il duo prende una direzione precisa, scegliendo di interpretare alcune tra le più belle melodie della musica moderna e contemporanea, senza limiti di genere o di provenienza. Da Azzurro di Paolo Conte, all’immancabile capolavoro di Johnny Green Body & Soul. Da Balla Balla Ballerino all'emozionante Fragile di Sting, per passare da Michel Legrand e la sua What are you doing the resto of your life a Stevie Wonder e via così.

E per rendere questo loro omaggio alla grande musica definitivamente imperdibile Bosso e Biondini coinvolgono il compositore e direttore Paolo Silvestri, che arricchirà buona parte del repertorio con i suoi sempre raffinati arrangiamenti per quintetto d’archi.

 

FORMAZIONE

Fabrizio Bosso, tromba

Luciano Biondini, fisarmonica

Quintetto D’archi Diretto Da Paolo Silvestri

 

Giovedì 26 Novembre

Auditorium Parco Della Musica  Auditorium.Com

Sala Sinopoli Ore 21:00

Ingresso: 25 euro

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Auguri Maestro! Enchantement celebra Rota all’Orfeo di Taranto

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5 dicembre 2011. «E stasera la musica di Nino Rota diventa uno standard», recitano le note d’apertura. A dire il vero il mondo del jazz di omaggi al maestro Rota ne ha già dedicati, e non pochi. Nessuna prima volta, dunque. Il merito di Enchantement, il progetto di Stefano Fonzi e Fabrizio Bosso, in prima (questo sì) lo scorso lunedì sera al Teatro Orfeo di Taranto, è stato piuttosto quello di presentare un connubio pregiato ed elegante tra due mondi solo apparentemente lontani, quello della musica cosiddetta colta e quello del jazz. Una scrittura equilibrata da un’improvvisazione mai invadente che consegna, nell’intenzione della suite, un omaggio sensibile e affezionato al ricordo del maestro.”. Qualcuno parlerebbe di jazz sinfonico. Sullo stesso palco, l’Orchestra della Magna Greciae un combo d’eccezione, con Lorenzo Tucci alla batteria, Rosario Bonaccorso al contrabbasso,Claudio Filippini al pianoforte e Fabrizio Bosso alla tromba e al flicorno. Enchantement, sottotitolo “L’incantesimo di Nino Rota”, è l’ultima produzione della Schema Records per celebrare il centenario dalla nascita del maestro. Ispirata e lucida negli arrangiamenti, è una collezione che percorre, ripensa e trasfigura alcune delle pagine più intense dell’opera da film di Rota.  Da “Otto e mezzo”, introdotto suggestivo dalle parti di xilofono e fraseggiato da Bosso per frammenti, a “Romeo e Giulietta”, dove l’eco dell’oboe riscopre una romantica ballad, cadenzata dai respiri soffici di Bosso e dalle arcate languide della prima fila. Letto di luci blu. Quando arriva “Amarcord”, la tromba strilla rauca e audace, sempre dannatamente intonata, da strappare i capelli.

 

Tante le suggestioni e le allusioni che rivitalizzano il rapporto con quel cinema che non c’è, e che comunque si sente, e si vede. Bonaccorso imbastisce caldo il tema. L’intermezzo è a firma Fonzi.“Enchantement” arriva all’anima, raccontato pianissimo dal violoncello. Dall’altra parte della mezzaluna, Tucci c’innesta un piatto muto e risponde con un assolo afono che gonfia, strutturato, definito. Un dialogo a distanza il loro, i due estremi del gran combo. Impressionista. La linearità del pensiero di Bosso resta, sempre cantabile e limpida. Tempo di valzer e Filippini, espressivo e devoto a un pianismo lirico, purtroppo opacizzato dal timbro costipato dello strumento, allude al “Gattopardo”. L’assolo vivo di Bosso, il dialogo amoroso con la prima viola, e l’orchestra prende “La Strada”. Una bolla, sospesa. Fende appena la luce del primo violino, quello del “matto”. Intenso l’assolo di Filippini che anticipa “Il padrino”, poi dichiarato da Bosso. Esplode e si riappropria di quello spazio drammatico l’orchestra. Caricano i timpani. È una migrazione ritmica che allude all’America e precipita swingante nella sezione ritmica. Miscela perfetta. Noises e dramma nei colori di Bosso, spinti da un ritmo convulso nei suoi repentini cambi di marcia. Funerei i colori de “Il ragazzo di borgata”, saggio misurato di echi della tradizione popolare, e un fischio arriva d’improvviso a spezzare il tempo narrativo. Sincopa “La dolce vita” e avvia un eccentrico samba. Scanzonato e leggero, è una festa. Un attimo, e quell’ingessatura di reverenzialità si scioglie. L’orchestra diventa protagonista, buca il velo di timido contenimento, e quel piacere incubato per cinquanta minuti finalmente viene fuori e inonda. «Ci siamo lasciati ispirare», confida Bosso. E quell’ispirazione ha fatto centro.

Eliana Augusti

foto di Federica Giura

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Live Report: i Latin Mood di Bosso e Girotto per l’anteprima dell’ultimo disco “Vamos”

ROMA – La 35° edizione del Roma Jazz Festival chiude la sua seconda settimana di concerti nella sala Goffredo Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica sabato 26 novembre. A pochi minuti dall’inizio del concerto posti liberi non ce ne sono, ad aspettare il sestetto sul palco troviamo gli strumenti già schierati, immobili ancora per poco, in una formazione che vede le percussioni e la batteria sullo sfondo, una linea mediana occupata dal basso elettrico affiancato dal pianoforte a coda e sul proscenio, vicinissimi al pubblico, il sax soprano e baritono per Javier Edgardo Girotto, la tromba e il flicorno per Fabrizio Bosso. Sarà perché in Italia il gioco del calcio è l’argomento di molte discussioni, sarà che in platea c’è il campione del mondo del 1982 Marco Tardelli, ma il fatto certo è che il primo brano riporta alla mente l’appuntamento domenicale davanti alla radio durante la sigla di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Il concerto si apre così, con il brano rivisitato già nel 1965 da Herb Alpert, The taste of honey. Il secondo brano è Theorema, di Girotto, che mette in evidenza il pianista, il ritmo è più compassato, il flicorno più dolce, l’atmosfera può far pensare a un signore che canticchia fra sé una canzone di cui non sa le parole.

L’assolo di Bosso si fa più deciso e quelle parole indistinte adesso sono scandite con chiarezza. Applausi del pubblico e lo spartito passa a Girotto che posa il sax soprano per dedicarsi un po’ a quello baritono.Africa Es, di Mangalavite, impone un gran lavoro per il batterista Lorenzo Tucci, è vero che tocca lo strumento solo con le bacchette ma a guardarlo sembra che suoni anche con i gomiti e le spalle. Il busto sale, il collo sparisce, una compulsione che stimola le percussioni. Al pianoforte la testa di Natalio Mangalavite fa così tante volte su e giù che è un miracolo che non si sviti. Il brano finisce con le percussioni di Bruno Marcozzi che insieme al batterista porta il suono a un ritmo incalzante. ConMaragliao di Girotto è il momento di Luca Bulgarelli, al basso elettrico in posa statuaria. I due leader del gruppo restano accucciati per tutta la durata dell’assolo come a voler convogliare l’attenzione alle loro spalle. Girotto si rialza, percorre da solo qualche riga di spartito ed è raggiunto da Bosso, questa volta con il flicorno. Quando il pezzo si chiude gli applausi della platea partono dal maestro Nicola Piovani, seduto proprio accanto a noi. Adesso solo voce e tastiera, gli altri musicisti lasciano il palco. C’è solo Mangalavite che intona Algo Contigo di Chico Novarro, l’atmosfera è misteriosa, all’inizio le parole sono in una lingua sconosciuta poi i riflettori si fanno meno soffusi, il resto dei Latin Mood rientra in scena, le parole ora sono in lingua spagnola, non sappiamo cosa abbia cantato fino a questo momento ma è piaciuto a tutta la sala.

Virtuosismi di Bosso quando esegue El Mastropiero di Girotto, si piega a metà, il busto gli oscilla al punto che la tromba gli arriva alle ginocchia, le dita impazziscono, infilano una serie di accordi che lasciano la Petrassi imbambolata prima di sfruttare quel tacito vuoto che incoraggia l’applauso, ma è già il momento del basso, poi di Girotto, di Bosso e Girotto e di tutti e sei. Mathias di Bosso è un pezzo notevolmente più morbido, quasi fiabesco negli inserti delle campane tubolari, Girotot ha ripreso il sax tenore, Bosso il flicorno. In tutta sincerità questo è proprio un brano romantico, da cena a lume di candele, se vi capita un incontro del genere assicuratevi che le orecchie siano servite da Mathias.

In a sentimental Mood di Duke Ellington, brano del 1935 eseguito nel corso del secolo scorso anche da John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billy Joel solo per citarne alcuni, segna il ritorno della tromba, un andamento del pianoforte più secco, il sax tenore alterna tonalità in salita e in discesa, sembra che stia ingaggiando con la tromba una gara a chi arriva più lontano. Javier e Fabrizio si capiscono con gli sguardi e quando lasciano  il posto al resto del gruppo consultano la scaletta, qualcosa nelle loro menti è cambiato. Alla fine del pezzo la decisione è diramata al resto dei leggii, assistiamo a un su e giù di spartiti e via al brano successivo. Matias, di Girotto questa volta, ha un ritmo allegro, basso e flicorno duettano sottovoce giusto il tempo per quest’ultimo di prendere la rincorsa e soffiare più forte. Entrano in scena il pianoforte, le percussioni e la batteria, Javier se li guarda, si diverte e si contorce intorno al sax baritono con la sua Vamos, brano che dà il nome all’ultimo lavoro dei Latin Mood, sul mercato a partire da marzo 2012. Javier batte il tempo con la gamba, butta una spalla avanti negli acuti, molleggia sulle ginocchia e questo solo per raccontarvi del corpo, sapeste che suono. Bosso intanto spreme la tromba fino all’ultima nota.

Il sestetto lascia la scena, ma l’applauso ininterrotto lo richiama per regalarci un bis che prevede The shadow of your smile, che ha conosciuto interpreti come Barbara Streisand, Sarah vaughan e Frank Sinatra, e African Friends (Bosso). Il 28 novembre del 2008 usciva “Sol”, brano d’esordio della formazione dei Latin Mood, sabato sera, quasi a celebrare l’anniversario di quell’esordio c’è stata l’anteprima non ufficiale del loro ultimo lavoro, Vamos, che sarà presentato al “The Place” di Roma,  il 13 marzo 2012.

Andrea Palumbo

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Live report – Roma Jazz Festival: Roberto Gatto ci racconta il prog inglese

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Questo progetto fa parte di uno dei sogni nel cassetto che coltivo da diversi anni. Personalmente ho sempre amato le sfide e come sempre, mosso dall’entusiasmo, ho accettato di tentare anche questa”. E dal 2008, anno in cui ha visto la luce il progetto Progressivamente in un album registrato dal vivo alla Casa del Jazz, sono state diverse le occasioni in cui Roberto Gatto ha dimostrato di aver vinto totalmente questa sfida. Accompagnato da musicisti del calibro di Fabrizio Bosso alla tromba, Luca Mannutza alle tastiere e piano, John De Leo (ex voce dei Quintorigo), Roberto Rossi al trombone, Francesco Puglisi al basso, Maurizio Giammarco al sax e Roberto Cecchetto alla chitarra, venerdì 11 novembre Gatto ha regalato al pubblico dell’Auditorium il suo omaggio al rock progressive, nelle rivisitazioni di brani tratti dai dischi dei King Crimson, Genesis, Matching Mole, Robert Wyatt e Pink Floyd (oltre ad un brano originale di John De Leo). “Ho voluto coinvolgere musicisti che come me avessero vissuto quel momento musicale in quegli anni, ma anche musicisti più giovani, che magari avessero un punto di vista e una chiave di lettura differenti”. La sala Petrassi è gremita, ed il pubblico decisamente vario!

I musicisti salgono sul palco inizialmente senza John De Leo, che solo dopo i primi due brani spunta -letteralmente- da dietro la batteria ad intessere un gioco di suoni con la sua voce; una serie di “vocalizzi” che si incalzano, creando una buffa parentesi che non tradisce le capacità e la bravura di questo artista. De Leo gioca altrettanto col microfono, complementare e necessario nel far cogliere le molteplici sfaccettature sonore che lo stesso riesce a darsi. Differentemente Bosso usa il microfono per distorcere il suono della sua tromba, inscenando un botta e risposta di identici accordi che risultano come due voci diverse. Quello dei tre fiati poi, è uno spettacolo non solo sonoro, ma anche visivo; simili e sincronizzati i loro gesti danno la percezione che la musica -in quel momento- li abbia davvero uniti in un’unica melodia. Roberto Gatto ci spiega la scelta dei brani, ce ne racconta la genesi, cadenzando così l’ora e mezza trascorsa assieme. Si emoziona parlando di un’amica musicista scomparsa poche ore prima del concerto; aprendo uno squarcio (purtroppo) malinconico di vita personale. Anche in questo modo la musica ci parla, riesce a strappare un’emozione diversa ad ognuno di noi, a non rendersi fine all’ascolto e basta. L’inquietante romanticismo di Sea Song (potete immaginare quanto l’abbia reso tale la camaleontica voce di John De Leo), la poesia (arte a cui, del resto, si ispira) di Watcher of the Skies, o la chiusura con la splendida Trilogy (la cui prima parte è stata lasciata esclusivamente a Luca Mannutza e Maurizio Giammarco), sono solo una parte del racconto di una storia -quella del prog inglese- che gli abili narratori ci hanno restituito in musica.
Serena Marincolo
foto di Valentino Lulli
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Live report: Il MAT trio al Music Inn: ospite Fabrizio Bosso

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C’era grande attesa riguardo la riapertura del Music Inn e stando a quanto siamo riusciti a vedere la scorsa settimana, le aspettative non hanno di certo tradito quello che ci si attendeva. Questo jazz club, che con nostro immenso piacere ha riaperto i battenti lo scorso aprile del 2011, ha presentato al pubblico tre concerti d’eccezione. Siamo partiti giovedì con una Jam session ricca di nomi, per poi passare al concerto del MAT trio di venerdì che sabato ha ospitato Fabrizio Bosso, uno dei musicisti più talentuosi del panorama musicale italiano. Quello che possiamo dire, quindi, dopo aver partecipato alla presentazione all’attività della scorsa settimana, è che il Music Inn non è soltanto un jazz club, ma un progetto nel quale confluiscono arte, musica, letteratura e anche la buon cucina. Chiaramente se parliamo di un jazz club, la musica avrà senza dubbio un ruolo di primo piano e infatti quello che possiamo notare dopo queste prime giornate all’insegna del jazz è che accanto ai grandi nomi presenti nella programmazione del Music si affiancheranno anche i giovani talenti emergenti.

 

E se a questo, poi, ci aggiungiamo che uno spazio notevole verrà dato anche alla buona cucina, anch’essa un’arte a tutti gli effetti, allora le premesse per una buona riuscita ci sono davvero tutte quante. E durante questo week end di fuoco, in cui si sono presentati molti fra i più grandi musicisti romani ed italiani, abbiamo avuto il piacere di vedere il concerto del MAT trio, composto da Marcello Allulli al sax,Francesco Diodati alla chitarra ed Ermanno Baron alla batteria, con ospite d’eccezione Fabrizio Bosso. Cosa ci dovevamo aspettare da una serata come questa se non uno spettacolo da incorniciare? Del resto la risposta del pubblico, che ha riempito il locale senza lasciare uno spazio vuoto, è arrivata e bastava guardarsi un po’ intorno per capire che non c’era più l’ombra di un posto, con gente sparsa in ogni angolo del Music Inn. E nel momento in cui la parola è passata alla musica, la gente ha smesso di parlare, il brusio si è interrotto e ci siamo lasciati trasportare da questi due fiati che ci hanno condotto verso un fantastico turbinio di sensazioni. La cosa più bella è stata sicuramente l’atmosfera che si è creata, unita alle sensazioni che una location del genere ha potuto trasmetterci. In un jazz club, infatti, tutto diventa più raccolto, intimo, familiare e si possono ammirare i musicisti scambiarsi segni d’intesa o quelle occhiate che valgono più di cento parole.

Marcello Allulli, durante gli stacchi parla, scherza e si diverte, mentre Bosso rimane sempre concentrato. Sono forse due approcci diversi che si completano, si fondono per creare un’armonia senza precedenti che lascia incantato tutto il pubblico presente. E mentre la musica scorre fluida e leggera i due fiati si alternano, dialogano insieme, giocano con complicità e ci fanno percepire la gioia di suonare, di improvvisare, di divertirsi e di far divertire. Insomma, non è la prima volta che abbiamo il piacere di ascoltare il MAT trio, ma il fatto che accanto al sax di Marcello Allulli ci sia stata anche la tromba di Fabrizio Bosso ha creato aspettativa e novità allo stesso tempo. Un concerto fantastico che consigliamo a tutti di vedere almeno una, due, tre, quattro volte…

Carlo Cammrella

Valentino Lulli

Foto di Valentino Lulli

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I Latin Mood di Bosso e Girotto di scena presso I concerti nel Parco

  • Pubblicato in Pagina News

Domenica 19 luglio, data unica a Roma, a Villa Doria Pamphili per i Concerti nel Parco con i Latin Mood, sestetto fondato da Fabrizio Bosso e Javier Girotto per esplorare tutte le possibili connessioni tra il jazz di matrice latina e quello di tradizione classica, percorso ad oggi sintetizzato nei due primi dischi “Sol” e “Vamos”. I Latin Mood amalgamano perfettamente soul, flamenco, black music, free jazz. Fabrizio Bosso alla tromba, Javier Girotto ai sax, Natalio Mangalavite al pianoforte, Luca Bulgarelli al basso elettrico, Lorenzo Tucci alla batteria e Bruno Marcozzi alle percussioni, di nuovo insieme dopo molti anni di assenza dalla scena romana, rielaborano in maniera avvincente melodie note, su tutte In A Sentimental Mood di Duke Ellington, ritmiche tipicamente sudamericane - Algo Contigo del compositore argentino Chico Novarro, tra i massimi compositori di bolero e tango - e melodie originali di Girotto, Bosso, Mangalavite, Bulgarelli.

Tra ritmiche tipicamente sudamericane (Algo Contigo del compositore argentino Chico Novarro, tra i massimi compositori di bolero e tango) e originali di Girotto, Bosso e Mangalavite, trovano spazio anche melodie nuove, prima fra tutte A taste of honey di Herb Alpert, la nota sigla di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Eccellente combo, ottimi solisti. Struggenti gli assoli dei due fiati, ma incredibile l’energia e il divertimento che permea l’intero lavoro e ancor di più il trascinante set dal vivo. Nessun esotismo gratuito: tutte ritmiche che risplendono in chiave jazzistica, vivificate dall’intervento colmo di amore e curiosità per un idioma, quello del latin jazz, che da sempre qualifica l’arte.

Molte le qualità della formazione che funziona a meraviglia: che ci sia da inventare oppure da assecondare il clima imposto di volta in volta da Bosso o da Girotto (quest’ultimo presenterà brani dal suo ultimo disco “Alrededores de la Ausencia” dedicato ai 30.000 desaparecidos argentini scomparsi durante la dittatura del ’76).Eccellente combo, ottimi solisti. Struggenti gli assoli dei due fiati, ma incredibile l’energia e il divertimento che permea il trascinante set dal vivo. Nel corso del concerto della super band gli scenari si moltiplicheranno, trovando spazio tango, milonga, chacarera, candombe. Nessun esotismo gratuito: tutte ritmiche che risplendono in chiave jazzistica, vivificate dall’amore e dalla curiosità per un idioma, quello del latin jazz.

 

I CONCERTI NEL PARCO 2015

ROMA, VILLA DORIA PAMPHILJ

Domenica 19 luglio 2015 – ore 21,30

FABRIZIO BOSSO E JAVIER GIROTTO

con il sestetto Latin Mood

la quintessenza del Latin Jazz in un set di incredibile energia creativa e divertimento

 

Data unica a Roma

Villa Doria Pamphilj – Area antistante Casa dei Teatri

Via di San Pancrazio, 10 - Roma

ORARIO SPETTACOLI h. 21.30

In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno al Teatro Vascello – Via G. Carini 72

 

PREZZI DEI BIGLIETTI

Poltronissima 22 euro | ridotto 20 euro

I settore 15 euro | ridotto 13 euro

II settore 10 euro | ridotto 8 euro

 

VENDITA IN LOCO: tutti i giorni dal 1 luglio al 31 luglio dalle ore 17 ad inizio evento

e dalle 17 alle 20 i giorni non di spettacolo

 

RIDUZIONI

Veli elenco dettagliato sul sito www.iconcertinelparco.it

Le riduzioni saranno applicate fino ad esaurimento posti in convenzione disponibili.

Accesso gratuito per diversamente abili e portatori di handicap fino ad esaurimento posti, ingresso ridotto per accompagnatore.

 

PREVENDITE INTERNET

www.ticketone.it

www.vivaticket.it

www.ticket.it

 

PARCHEGGIO
Adiacente all'ingresso principale, di fronte il ristorante “Lo Scarpone”
Mezzi pubblici 
75, 44, 710, 870, 871


WC 
Bagni per il pubblico interni alla Casa dei Teatri, di fronte alla platea

 

PUNTO RISTORO

Attrezzato punto ristoro all’interno dell’area spettacolo.

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