Enzo Pietropaoli Quartet – Yatra – una recensione
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Se ci fermiamo a riflettere per qualche istante e pensiamo a tutte quelle persone che amano cimentarsi con uno strumento, possiamo facilmente concludere che molte di esse sapranno suonare molto bene. Tuttavia, dopo averci pensato ancora un po’, arriveremmo sicuramente alla conclusione che non tutte hanno la capacità di ricreare attraverso ciò che suonano luoghi, scenari e atmosfere come se al posto del loro strumento avessero un pennello. E’ la prima riflessione che ci è venuta in mente dopo aver ascoltatoYatra, un cd prodotto da Jando Music e Via Veneto Jazz che porta la firma di Enzo Pietropaoli, musicista dalla carriera pluridecennale che in questo lavoro, dopo anni di esperienza nella musica, esordisce come leader di un quartetto. Insieme a lui Fulvio Sigurtà alla tromba, Julian Mazzariello al piano e Alessandro Paternesi alla batteria.
Ma fermiamoci per un secondo sul titolo di questo lavoro. Yatra, nel linguaggio urdu hindustani, significa per l’appunto viaggio ed è sicuramente la fonte ispiratrice di un lavoro registrato in Italia dopo una serie di concerti che hanno avuto luogo proprio in India. Un disco in cui è presente tutta la sensibilità di un musicista esperto che riesce a infondere originalità e delicatezza allo stesso tempo. In Yatra tutto diventa semplice, le melodie non vengono appesantite e si respira un’atmosfera di piacevole sintonia fra tutti i musicisti che vi prendono parte. I brani che compongono questo Cd (tra cui vi segnaliamo Il mare di fronte, Smooth and Blue, Il cuore e l’azzurro) più che delle composizioni musicali sembrano degli affreschi disegnati da un abile pittore che muove il suo pennello sulla tela forse per riportare proprio le sue esperienze di viaggio.
E visto che tutto è cominciato da alcuni concerti in India, non ci sembra un caso che il filo conduttore di questo progetto, così leggero ma anche così incisivo, sia proprio il viaggio, inteso come mentale, fisico, e perché no anche sonoro. Fra tutti i musicisti spicca sicuramente Fulvio Sicurtà che, senza togliere nulla agli altri, attraverso la sua tromba arricchisce la tela del pittore con colori frizzanti e con un timbro forte, deciso, leggero. Bellissima anche la riproposizione del brano di Camille “Por Que l’Amour me quitte” in cui Pietropaoli raccoglie l’archetto e si sostituisce alla voce della cantante francese, e quella di Tum Ko Dheka, del musicista indiano Jagjit Singh, che date le origini del disco, arricchisce ancor di più un lavoro comunque organico e di pregevole fattura. E cosa possiamo dire di più se non che è stato veramente un piacere ascoltare un disco che finalmente porta la firma di Enzo Pietropaoli. E che disco!