Jazz Agenda

“Jazz Appeal”: Tigran Trio al Roma Jazz Festival

Tigran Hamaysan, che sarà di scena all’Auditorium lunedì 27 novembre, è una delle giovani promesse del jazz da non perdere in questa data del Roma Jazz Festival all’Auditorium. Grande musicista che a soli ventitrè anni ha raggiunto vertici espressivi di grande maturità che non potrà non migliorare per la gioia di quanti amano questa musica. Nel suo pianismo è possibile riconoscere una tecnica di base stupefacente: un tocco sopraffino che sa padroneggiare assai bene la dinamica, due mani assolutamente indipendenti e pure perfettamente in grado, se necessario, di agire all’unisono, una digitazione velocissima e precisa con cristallini e liquidi arpeggi che rimandano in qualche modo a Debussy. A tutto questo si unisce un’accurata conoscenza armonica, un senso ritmico volutamente non evidenziato ma sempre ben presente nelle sue esecuzioni come se agisse sotto traccia, pronto a manifestarsi più apertamente in alcuni passaggi che rimandano ad atmosfere latin-jazz. Senza tralasciare un bellissimo gusto melodico che si estrinseca nella scelta del repertorio. Un insieme di sue composizioni e di brani tratti soprattutto dalla tradizione armena.

Domenica 27 novembre Teatro Studio

Inizio concerto ore 21

Biglietti: posto unico 15 euro

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Bosso e Girotto presentano “Latin Jazz” al Roma Jazz Festival

Tecnicamente impeccabile, ciò che più colpisce di Fabrizio Bosso è la creazione di una grafia personale, in cui la dinamica del suono non è mai scontata, il senso dello swing è spinto agli eccessi, la tensione creativa è costante anche nell’interpretazione di standard. Girotto è uno dei musicisti più sensibili e capaci in circolazione. L’ambiente musicale è quello del jazz ma anche quello della musica argentina, del tango in particolare, di cui è uno dei principali esponenti in Europa sin dalla metà degli anni Novanta quando pubblicò il primo di nove dischi con gli Aires Tango, una delle formazioni di riferimento di quella rilettura del tango con elementi jazzistici. Sono loro a portare al Roma Jazz Festival un omaggio alla contaminazione “latina” del jazz! Il concerto, infatti, si terrà domani, sabato 26 novembre, presso la sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica.

26 novembre Sala Petrassi

Inizio concerto ore 21

Biglietti: posto unico 15 euro

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Live Report: al Roma Jazz Festival la Musica è Nuda

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Basterebbe dire Musica Nuda per lasciare almeno intendere la variante di emozioni ed esperienze sensoriali che un concerto, come quello di sabato 19 all’Auditorium, può riservare. E non sarebbe comunque abbastanza. Ferruccio Spinetti (contrabbasso) e Petra Magoni (voce) sono quello che non ti aspetti. Lei, algida musa nella sua giacca di pelliccia appena sale sul palco, si rivela nel corso del concerto una donna ironica (ed autoironica) dall’estro imponente. Lui si nasconde timido dietro il suo contrabbasso, ma una volta rimasto solo in scena non perde occasione di interagire col suo pubblico, o di imbracciare scherzosamente lo strumento a mo’ di chitarra. Insieme formano una coppia completa ed eccentrica. Si definiscono un gruppo pur essendo un duo, e di questo gliene diamo atto. Dal 2004 a marzo di quest’anno si esibisco in cover dalla rivisitazione del tutto personale, pubblicando 5 dischi di successo. Il loro ultimo lavoro, invece, vede la prevalenza di pezzi originali e varie collaborazioni; da Max Casacci (chitarrista dei Subsonica) a Sylvie Lewis, ad Alessio Bonomo e Pacifico. La “nudità” della loro musica lascia spazio all’immaginazione ed allo spettacolo, che entrambi intessono con il proprio strumento. Spogliati di ogni eccesso ed orpello stilistico, i brani si rivestono di abiti nuovi. 

Prendiamo il caso di Bocca di Rosa: frenetica, soffocante, ben descrive musicalmente il testo della canzone. Petra Magoni abbandona la malinconia originaria data da De Andrè, per dare un corpo alla storia e alla donna, al suo tormento. Immancabili Came Together, Eleanor Rigby e Dear Prudence, omaggio beatlesiano dovuto ed acclamato. Un po’ jazz, un po’ canzone d’autore, un po’ rock e infine anche musica classica. Il suono originalissimo di Petra e Ferruccio si insinua in ogni composizione e le restituisce vita nuova. Ciò che ci ha affascinati maggiormente è la capacità di questo gruppo/duo di prendersi in giro, raccontare aneddoti di vita vissuta e, perchè no, di metterli in musica. Come inProfessionalità; scherzoso battibecco di una coppia alle prese con la poca serietà di alcuni manovali. I bis, a fine serata, sono tre, tra cui la più richiesta,  Il cammello e il dromedario, e la prima canzone suonata assieme, una romantica e coinvolgente Guarda che luna…che ben sostituisce la mancanza de La canzone dei vecchi amanti.

Serena Marincolo

foto di Valentino Lulli

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Bollani & de Holanda al Roma Jazz Festival

Nel 2006 la rivista Musica jazz proclama Bollani (di scena lunedì 21 novembre all’Auditorium) musicista italiano dell’anno e il suo Piano solo è il disco dell’anno. Nel 2007 il referendum di Downbeat lo vede ottavo fra i nuovi talenti del jazz mondiale e terzo fra i giovani pianisti, i critici della rivista All About Jazz lo votano fra i cinque musicisti più importanti, accanto a mostri sacri come Ornette Coleman e Sonny Rollins. Nel 2008 la Regione Toscana gli conferisce la massima onorificenza: il ‘Gonfalone d’argento’. Nel 2009, durante il North Sea Festival di Rotterdam, riceve il “Paul Acket Award”. Dopo aver realizzato il disco Bollani Carioca, ha collaborato con diversi artisti della nuova scena brasiliana fino al grande Caetano Veloso. Il suo ultimo lavoro per la ECM è il disco Stone in the water (2009). Il carisma, la forza comunicativa, un tocco impeccabile e pieno di sofisticata creatività fanno di Hamilton de Holanda uno dei musicisti di maggior rilievo nella nuova generazione di interpreti e compositori della musica contemporanea brasiliana. Hamilton si ispira tanto al repertorio classico quanto a quello del jazz o della musica popolare brasiliana, sviluppando una polifonia completa e un’espressività sonora e percussiva ricca di sfumature. La sua carica inventiva è inesauribile e il suo suono potente e preciso.

21 novembre Sala Santa Cecilia ore 21

Biglietto: platea 25 euro, galleria 20 euro

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Roma Jazz Festival presenta “Musica Nuda”

Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, sabato 19 novembre all’Auditorium, daranno vita a un duo coinvolgente che dialoga con la platea e che con simpatia si racconta attraverso aneddoti particolari sulla propria carriera e sulle canzoni proposte. Musica Nuda è una prova di come jazz e pop possono contaminarsi e completarsi a vicenda, creando una magica alchimia. La cantante Petra Magoni e il contrabbassista Ferruccio Spinetti si dedicano a un esperimento: spogliare la musica per arrivare al nucleo delle emozioni. Un esperimento riuscito perché i due artisti, con una lunga appartenenza al mondo della musica classica, del jazz e del pop, quasi a ripercorrere le tappe della propria carriera, interpretano, con grande disinvoltura e senza eccedere in inutili virtuosismi, i brani più diversi. Dalle note dolci-amare di Eleanor Rigby all’intensa Roxanne per arrivare alle arie di Monteverdi e ai classici della canzone d’autore italiana.

19 novembre Sala Sinopoli

Inizio concerto ore 21

Biglietto: posto unico 20 euro

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Roma Jazz Festival news: il fascino di Youn Sun Nah

Con il suo album “Same Girl”, pubblicato nel 2010, Youn Sun Nah, di scena all’Auditorium lunedì 14 novembre, esplora diversi stili e generi musicali. Il materiale sonoro è molto variegato ma lei è sempre la stessa ragazza che il pubblico ha conosciuto e amato, che sorprende l’ascoltatore con pezzi che sono interpretati in modo personale e davvero caratteristico, che esce dai soliti limiti stilistici. Straordinaria e coinvolgente, un talento naturale. Con Youn Sun Nah sono il timbro e le capacità interpretative a farla da padrone. Non importa se l’esile figura della cantante intona un american folk song o un traditional coreano e se la voce sembra esitare. Il gusto per il rischio e la capacità di trasformare ogni brano, come fosse una stanza piena di segreti musicali, anche grazie ad arrangiamenti originalissimi, malleabili e pronti all’adattamento in sede live, giustificano appieno ogni escursione extrajazz. L’album ha toccato il primo posto della classifica jazz in Francia e ci è rimasto per quattro settimane. “Same Girl” ha ricevuto il premio CHOC da Jazzman/Jazz Magazin (FR) e una vasta acclamazione internazionale.

 

14 novembre Teatro Studio ore 21

Biglietto: posto unico 18 euro

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Roma Jazz Festival News: “Progressivamente” Roberto Gatto.

Un progetto che sognava di portare a termine da moltissimo tempo, quello che Roberto Gattopresenterà domani, 11 novembre, alla sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica.  Insieme a lui una formazione di prim’ordine composta da alcuni fra i più attivi musicisti della scena italiana, che lo accompagneranno in questo viaggio nella musica progressive e non solo. Di lui ha detto il noto giornalista e critico musicale Ernesto Astante che: “Una batteria. Sembra poco, ma può essere tantissimo. Non tanto perché Roberto Gatto, seduto dietro ai suoi tamburi, ha saputo viaggiare per il mondo dei suoni come pochi, pochissimi altri hanno saputo fare, ma soprattutto perché non è solo di ritmo, percussioni e battiti che si tratta. Roberto Gatto è un esploratore, un “ragazzo” che ha pensato di trasformare il suo strumento in una macchina in grado di muoversi nel tempo e nello spazio. Un musicista che ha sempre amato le sfide, cresciuto ascoltando il jazz ma da sempre appassionato di progressive”.Insomma, un progetto che vede impegnato il noto batterista romano alle prese con una nuova sfida. A proposito Roberto Gatto ha detto che:

«Questo progetto fa parte di uno dei sogni nel cassetto che coltivo da diversi anni. Personalmente ho sempre amato le sfide e come sempre, mosso dall’entusiasmo, ho accettato di tentare anche questa. Sono cresciuto ascoltando il jazz ma parallelamente sono sempre stato appassionato di Progressive, anzi a dire il vero è grazie ad alcuni gruppi come i Soft Machine, Nucleus, Matching Mole che ho imparato a conoscere meglio il jazz afro-americano. […] Il tentativo sarà sicuramente quello di attualizzare in forma contemporanea un affascinante e complesso patrimonio musicale ricco di spunti e molteplici sfumature, attraverso le diverse personalità dei musicisti coinvolti.»

11 novembre Sala Petrassi ore 21

Biglietto: posto unico 15 euro

Inizio concerto ore 21.00

Formazione

Roberto Gatto  batteria
John De Leo  voce
Roberto Rossi  trombone
Luca Mannutza  piano, tastiere
Maurizio Giammarco  sax
Fabrizio Bosso  tromba
Roberto Cecchetto  chitarra
Francesco Puglisi  basso

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Autumn in Jazz all’Auditorium

Autumn in Jazz è un doppio evento organizzato da ENPALS e Fondazione Musica per Roma per divulgare e rilanciare il FONDO PSMSAD, il fondo per gli artisti presso l’ENPALS. Due giorni di concerti in cui si avvicenderanno sul palco della Sala Petrassi alcune tra le più importanti formazioni del jazz italiano di oggi. Aprirà la rassegna questa sera, 18 ottobre, l’ensemble diretto dal violoncellista, compositore e direttore Paolo Damiani, seguito dal duo formato dal pianista Danilo Rea e da Paolo Damiani e chiuderà la prima serata il Rosario Giuliani Quartet. Il 19 ottobre sarà la volta della PMJO Parco della Musica Jazz Orchestra: la big band residente del Parco della Musica che da numerose stagioni dà vita a progetti originali e collaborazioni con i più grandi jazzisti di oggi. La PMJO chiuderà la rassegna con un grande concerto, una vera e propria festa del jazz italiano in cui 12 direttori d’orchestra dirigeranno brani scelti di alcuni tra i migliori compositori e arrangiatori della storia del jazz italiano con la partecipazione di ospiti speciali. Lo storico e critico Adriano Mazzoletti guiderà il pubblico in questo percorso – tributo.


Martedì 18

Sala Petrassi ore 21
Paolo Damiani Ensemble
musiche di Paolo Damiani “Pane e Tempesta”
Danilo Rea e Paolo Damiani duo
musiche di Rea e Damiani
Rosario Giuliani Quartet
musiche di Rosario Giuliani

Mercoledì 19
Sala Petrassi ore 21
PMJO Parco della Musica Jazz Orchestra
diretta da 12 Direttori d’Orchestra
musiche di B. Dylan, G. Ferrio, B. Canfora, P. Piccioni, A. Trovajoli, P. Umiliani, G. Kramer,
J. Girotto, P. Iodice e G. Soscia , M. Giammarco, A. Santoloci, L. Feather

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Live report: Shake the jazz a Villa Celimontana

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Shakespeare non l’ha mai fatto, ma Stefania Tallini assieme ad Angela Antonini e Paola Traversoci ha provato, con gran successo. Uno spettacolo interamente declinato al femminile quello di Shake the jazz del 12 luglio a Villa Celimontana; rivisitazione dell’opera shakespiriana Antonio e Cleopatra, abbinata al piano della Tallini, che gli ha conferito un forte carattere jazz. Le note seguono gli umori altalenanti di Cleopatra, l’amore tormentato con Antonio e il turbinio straziante della battaglia. Un adattamento, quello di Paola Traverso e Angela Antonini, che non segue in maniera lineare e cronologica la storia dei due amanti, ma che vuole mettere in risalto, con l’ausilio del piano, l’aspetto più viscerale dei pensieri, delle riflessioni e dei sentimenti dei due protagonisti. La cornice poi è più che suggestiva, e quasi evocativa; un’immersione nel verde di Villa Celimontana, rispecchiato nelle luci soffuse del festival e nel canto delle cicale un po’ ovunque.

Una raffinatezza che ben si confà alla musicista Stefania Tallini, la quale vanta una brillante carriera artistica nell’ambito del jazz italiano ed europeo. Vincitrice di concorsi importanti sia come pianista che come compositrice-arrangiatrice, ha all’attivo 6 dischi a suo nome, presentati anche in Francia e in Germania: Etoile(Yvp – 2002); New Life (Yvp –2003); Dreams (Alfamusic / Raitrade, 2005); Pasodoble (Sbrocca, 2007); Maresìa(Alfamusic, 2008) e il nuovo The Illusionist (Alfamusic, 2010), in Piano Solo. Tutti i CD presentano musiche interamente scritte e arrangiate dalla pianista. Deutschlandradio Berlin, Radio France e Radio Bremen hanno trasmesso suoi concerti; Radio Tre – in contemporanea con il circuito radiofonico europeo EBU – ha trasmesso in diretta i suoi due concerti (nel 2006 e nel 2008) inseriti nell’ambito dei Concerti Del Quirinale. Sempre al Quirinale è stata ospite per la “Celebrazione Internazionale della Festa della Donna 2008”, alla presenza del Presidente della Repubblica Napolitano. Alcuni suoi brani sono stati registrati da Enrico Pieranunzi: “December Waltz” e “When All Was Chet” e da John Taylor e Diana Torto “Deseo”. Inoltre, un suo brano, “New Life”, è stato inserito nel REAL BOOK ITALIANO.

Serena Marincolo

foto di Valentino Lulli

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Lasciatevi incantare dal Sign Of Sound

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La parola chiave per la serata dello scorso martedì 7 all’Alexander Platz, potrebbe essere “rincorrersi”. Ad accompagnare il progetto di interazione pittorico-musicale Sign Of Sound, sono due insigni personaggi della scena jazz romana: Daniele Pozzovio e Davide Pentassuglia, che abbiamo già avuto modo di conoscere, assieme al produttore, chitarrista, compositore e video maker Alex Marenga. “Madre” di Sign Of Sound è Fabiana Yvonne, a cui abbiamo dedicato una breve intervista.

 Come nasce il progetto Sign Of Sound?

Nasce da una serie di incontri che hanno poi dato l’input all’idea. Io parto dalla danza classica e contemporanea, per poi affacciarmi alla pittura. È per quest’ultima che mi trasferisco a New York, dove entro molto a contatto con la scena jazz locale. Seguire molti concerti ed interagire con i musicisti mi ha portata a visualizzare queste dinamiche musicali. Man mano la visualizzazione è diventata più complessa e assieme all’improvvisazione musicale io improvvisavo visivamente, a mia interpretazione ovviamente, i suoni degli strumenti. Il processo si è sviluppato poi in maniera piuttosto incognita, nel momento in cui vi si è unita la danza. La tela per me troppo piccola e il forte rapporto che avevo col movimento e il corpo mi hanno portata sempre ad essere a cavallo tra questi due mondi, che si negavano a vicenda. La musica, in un certo senso, li ha fatti incontrare. Il primo musicista ad accogliere questo progetto è stato Gregoire Maret. È stato invece più difficile portarlo in Italia, nonostante ora abbia preso molto piede.

Ed invece questa formazione come si è creata?

Anch’essa dal risultato di un percorso. L’ultimo membro con cui sono entrata in contatto è Alex Marenga. Anche lui come me “manipolatore”! Mentre con Davide Pentassuglia ci lavoro già da circa un anno. Ci siamo trovati subito bene a lavorare insieme. Lui è un grande improvvisatore, oltre che effettista e rumorista. La cosa molto bella è che spesso sono io a “suonarlo”. Infatti spesso è il paint performer a creare un ritmo con le spatole (uno degli strumenti utilizzati), che il musicista segue.

Come è avvenuta la scelta dei materiali?

Avendo lavorato anche come scenografa, ho avuto modo di sperimentare diversi materiali; potendo studiare anche diverse cose come il taglio delle luci, l’intensità, le superfici… In base alla loro variazione, ovviamente, si hanno diversi effetti. La cosa nuova è che si lavora in sottrazione del colore, e non in addizione!

Oggi sei stata accompagnata da altre ragazze, chi sono?

Sono Carmen Nicoletti, Laura Fantuzzo (paint performer della serata) e Pamela Guerrini. Tre ragazze che hanno partecipato al seminario che ho tenuto alla Casa del Jazz e che stanno facendo formazione presso l’Accademia di belle arti.

Dicevamo quindi “rincorrersi” come parola chiave. Come il rincorrersi delle improvvisazioni, che non si fermano nemmeno per un minuto; il rincorrersi delle note allora, delle mani svelte di Pozzovio sul piano (o direttamente sulle sue corde), e quelle di Laura sul pannello; dei segni “dipinti” che vengono subito trasformati in nuovi. È indubbio l’affiatamento tra i musicisti, che creano netti contrasti tra i due principali strumenti, piano e batteria, che sembrano scontrarsi, lottare, per primeggiare. Di valenza significativa, soprattutto nel trasformarsi del pannello-scenografia, è la componente elettronica, con l’inserimento successivo di una chitarra, che apporta continuità e fluidità ai diversi momenti musicali e ai movimenti della performer. La divisione in due ambienti diversi delle componenti musicale e pittorica, purtroppo non rende a pieno la bellezza e il fascino creati dalla performance nella sua interezza. Sicuramente da vedere e rivedere ancora; perché, si sa, l’improvvisazione non dà mai gli stessi risultati!

Serena Marincolo

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