Jazz Agenda

Report: Il primo evento targato Jazz Agenda al Teatro Lo Spazio: gli Hard Chords trio

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Il concerto degli Hard Chords Trio al Teatro Lo Spazio è stato un successo e noi di Jazz Agendasiamo due volti contenti, prima di tutto perché siamo stati tra i primi (se non i primi) a scommettere sull’ensemble capitolino, una delle formazioni più talentose e interessanti venute fuori di recente dal panorama jazz dell’Urbe, in secondo luogo perché è stato in assoluto il primo concerto targato Jazz Agenda, prodotto da Blue Taste e Muzak off. A tal proposito vogliamo rivolgere un sentito ringraziamento a tutti coloro che sono venuti a trovarci e che contiamo di rivedere al prossimo appuntamento. Già, perché non finisce mica qui. Il work è ancora molto in progress ma ci siamo divertiti talmente tanto (come speriamo vi siate divertiti voi) che continueremo a dare spazio ai giovani emergenti con meno possibilità di trovare visibilità nei canali più blasonati; cosa che è stata sempre una delle basi di questo sito. Ci stiamo già muovendo per dare un seguito a questa esperienza live che per la prima volta ci ha visto nel ruolo di organizzatori e avremo premura di annunciare la prossima data.  Nel frattempo se siete curiosi, date un’occhiata al servizio del nostro fotografo Valentino Lulli…  E al prossimo concerto….

Ciccio Russo

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Live Report: Hard Chords Trio… e dintorni

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L’inusuale location di Q e dintorni fa da palco, sabato 28 maggio, ad un’altrettanto inusuale performance degli Hard Chords Trio, freschi vincitori del premio Elsa Morante per la musica. Avevamo già avuto modo di conoscerli ed apprezzarli durante un’intervista (che potete trovarequi), ma in “veste” live li riscopriamo sempre più entusiasmanti. La formazione, composta da Paolo Grillo al contrabbasso, Davide Pentassuglia alla batteria e Lorenzo Ditta al piano, propone i più celebri successi della musica rock internazionale riarrangiati in chiave jazzistica. L’album Ram Colours, presentato ufficialmente a marzo, che raccoglie questi affascinanti esperimenti, contiene inoltre composizioni originali del gruppo. 

L’apertura è affidata ad una pietra miliare per eccellenza, una Grace che spazia nei suoni della batteria, perdendo il suo aspetto più graffiante, ma con un’enfasi maggiore sull’intensità. Principalmente è il piano a far emergere il tema distintivo di questo e degli altri brani, mentre contrabbasso e batteria vi “costruiscono” intorno. Da subito risalta la differenza di caratteri dei tre musicisti, che si completano a vicenda riuscendo a creare un unico “soggetto” ben in equilibrio tra le parti. Paolo, molto più timido, si fa scudo con lo strumento, diventando un tutt’uno con esso. È Lorenzo a risultare il più scenografico, con il suo muoversi frenetico e l’espressività del suo volto. Mentre Davide, sempre molto concentrato, sembra perdersi nella musica stessa. Ognuno trasmette al pubblico una parte del proprio sentire; tutti insieme ce ne danno una visione completa. Si prosegue con i netti contrasti di Come as you are, arrivando alla bellissima Teardrop, decisamente meno “delicata” dell’originale ma proprio per questo di forte impatto; è un peccato che non sia presente nel disco! Ugualmente per Material Girl, dalla divertente rivisitazione. Quasi a voler essere un gioco che spezza proprio a metà concerto. Si conclude con i Police, i Metallica ed i Pearl Jam. Un bel crescendo, insomma, che tiene desta l’attenzione, con la grande capacità di coinvolgere ed unire un po’ tutti; nei ricordi che ognuno lega ad una canzone piuttosto che all’altra e nello stupore dell’inaspettato.

Serena Marincolo

foto di Valentino Lulli

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Gli appuntamenti del 28divino

Cominciano domani i concerti del jazz club di via della Mirandola con Base One Live formazione composta da Tony Formichella al sax tenore, Giulia Salsone o Francesco Tosoni alla chitarra, Mauro Gavini al contrabbasso e Mattia de Cretico alla batteria. Nella seconda parte di questa serata Jam session “Tony’s friends aperta a tutti. Proseguiamo venerdì 9 dicembre con Snap Quintet, formazione riproposta da Andrea Zanchi al 28divino. Ai fiati, per la prima volta, si troveranno assieme il sassofonista Carlo Conti ed il trombettista Giambattista Gioia. Carlo Conti porta con sé una bella esperienza musicale vissuta direttamente a Cuba mentre, Giambattista Gioia, ha militato per tanto tempo con il sassofonista Enzo Scoppa. Ma il pianista romano ci ha abituato a simili connubi (nelle sue formazioni lo abbiamo apprezzato con M.Giammarco, M.Raia, S.Satta e tanti altri ancora) e SNAP Quintet è una buona occasione per ascoltare la sua musica, i suoi arrangiamenti che spaziano dal latin al funk sempre con gusto e fantasia. L’ottima ritmica è sostenuta da Steve Cantarano al contrabbasso e Max De Lucia alla batteria. Assolutamente da seguire! Sabato 10 dicembre saliranno sul palcoscenico del 28divino gli Hard Chords Trio, uno dei gruppi più interessanti del nuovo panorama jazzistico della capitale.

Grazie alla creatività ed all’originalità degli arrangiamenti, il trio ha rielaborato alcuni dei più celebri successi della musica rock internazionale, rendendoli propri e mostrando una volta di più come la musica sia un unico grande flusso in perenne movimento. Dai Rolling Stones, ai Nirvana, ai Police e molti altri, gli Hard Chords Trio vi accompagneranno in un viaggio affascinante tra ricordi e innovazione.Gli Hard Chords Trio si presentano con la classica formazione da trio jazz (piano, contrabbasso e batteria), ma propongono un viaggio nella storia del rock, attraverso la rivisitazione in chiave strumentale dei successi dei più grandi gruppi, quali: Led Zeppelin, Police, Deep Purple, Rolling Stones. Nati nel 2009, si esibiscono in locali e festival di Roma e dintorni riscuotendo sempre un ottimo successo di pubblico. E per concludere questo week end, domenica sarà la volta del Francesco Diodati – Matteo Bortone trio.

GIOVEDI1 8 DICEMBRE
Ore 21.30 !! 

1°  lunga parte CONCERTO
BASE ONE LIVE

Tony Formichella, sax tenore
Giulia Salsone o Francesco Tosoni, chitarra
Mauro Gavini, contrabbasso
Mattia Di Cretico, batteria

Ingresso 5,00 euro più tessera associazione

SECONDA PARTE: JAM SESSION “TONY’s FRIENDS” Aperta a tutti

(Ingresso Libero) (l’ultima del 2011)

VENERDI’ 9 DICEMBRE
ore 22.30 
SNAP QUINTET 

Carlo Conti al Sax
Giambattista Gioia alla tromba
Andrea Zanchi al piano
Steve Cantarano al contrabbasso
Max De Lucia alla batteria.
Ingresso 5,00 euro più tessera associazione

SABATO 10 DICEMBRE
ore 22.30
HCT – HARD CHORDS TRIO
Lorenzo Ditta – Pianoforte
Paolo Grillo – Contrabbasso
Davide Pentassuglia – Batteria

Ingresso 5,00 euro più tessera associazione

DOMENICA 11 DICEMBRE  ( la serata dedicata a Amy Winehouse è stata posticipata )

ore 21.30

Francesco DIODATI – Matteo BORTONE

TRIO

28DiVino Jazz, wine and cheese

via Mirandola, 21 – 00182 Roma ( staz.Tuscolana-S.Giovanni-Re di Roma)

Info e prenotazioni: 340 82 49 718 dopo le 17.00 e solo nei giorni di apertura.

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Scelti per voi: Gli Hard Chords Trio al teatro lo Spazio

Come già vi avevamo accennato nella precedente news, domenica 2 ottobre al teatro Lo Spazio, situato in via Locri 42/44, zona Son Giovanni, suoneranno gli Hard Chords Trio. E visto che mancano pochi giorni a questa serata, che come vi dicevamo ci vede coinvolti nell’organizzazione, cosa c’è di meglio di un buon video per capire lo stile e il repertorio di questo trio? E soprattutto vediamo se riuscite a riconoscere i brani che suonano…

Per maggiori informazioni sull’evento a partire da domani troverete tutti i dettagli che vi servono per raggiungere il teatro Lo Spazio… Siete tutti invitati….

 

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Il rock “visto” dai suoni degli Hard Chords Trio

foto di Valentino Lulli

Il progetto musicale degli Hard Chords Trio (composto da Lorenzo Ditta al piano, Paolo Grillo al contrabbasso e Davide Pentassuglia alla batteria), parte da un voluto “stravolgimento” di Message in a bottle dei Police, che darà il la alla serie di cover di alcuni dei brani dei più celebri gruppi rock (dai Led Zeppelin aiPearl Jam, passando per i Deep PurpleRolling StonesPoliceNirvana) raccolte nell’album Ram Colours. Paolo, Lorenzo, e Davide ci hanno raccontato la storia di questo progetto.

Per cominciare volete raccontarci come è nato il vostro progetto?

Lorenzo: “Si può dire che dalla prima volta in cui abbiamo suonato assieme sia nato “l’amore”. Spesso succede, suonando in un gruppo, di stancarsi presto perché non tutti hanno la stessa voglia di investire il proprio tempo e lavoro. Noi siamo partiti senza troppa o addirittura alcuna aspettativa, divertendoci a vedere quel che veniva fuori da questi esperimenti e senza pensare ad un ottenimento immediato. Dopo un anno di lavoro ci siamo accorti di avere un repertorio abbastanza cospicuo da poter testare dal vivo e la risposta del pubblico è stata un bel successo! Nell’estate del 2010 abbiamo partecipato al Mediterraneo Jazz Contest, arrivando secondi. Abbiamo subito investito il premio per la registrazione dell’albumRam Colours che è stato presentato ufficialmente questo marzo a Roma, presso il William’s Club. Al momento ci interessa maggiormente farci conoscere attraverso il passaparola e i live. L’album resta un importante “biglietto da visita” e un documento di un bel periodo della nostra vita come musicisti e non solo.”

foto di Valentino Lulli

Da cosa viene fuori la decisione, quasi radicale, del genere che avete reinterpretato?

Lorenzo: “Sicuramente di fondo c’è un gusto e una preferenza personali, anche nella scelta dei singoli brani o dei gruppi. In secondo luogo c’è un’intenzione, se così si può dire, provocatoria. Si è cercato di lavorare su brani il meno pianistici possibile, per quel che mi riguarda, mettendo in atto una sperimentazione talvolta forzata che non sempre è risultata facile o soddisfacente, ma che si è rivelata utilissima a sfidare le sonorità più tradizionali.”

Davide: “A qualcuno potrebbe sembrare inusuale come progetto jazz, ma a mio parere non dovrebbe essere definito così. Diciamo che ciò che facciamo ci risulta naturale e spontaneo, anche se c’è un pensiero dietro. Siamo cresciuti ascoltando diversi generi musicali, e tutti noi viviamo naturalmente immersi tra le sonorità più disparate, sia nella musica che ascoltiamo per scelta che per tutti i suoni che ci giungono volente o nolente all’orecchio: dalle colonne sonore dei film alla pubblicità, dalla radio ai suoni ed i rumori che ci circondano. Tutto ciò va già di per sé a influenzare inevitabilmente il modo di suonare. Del resto, essendo il jazz un genere ormai esplorato e consolidato dalle formazioni musicali più disparate, è giusto tentare di fare qualcosa seguendo unicamente i propri gusti, in cui è compresa ovviamente anche la grande tradizione, facendoli incontrare (e a volte scontrare) con quelli dei propri compagni. La particolarità di questo mix può dare la possibilità di fare qualcosa di diverso dal mainstream e di distinguersi. Inoltre i Jazzisti hanno da sempre attinto al materiale musicale che avevano a disposizione. Gli standard Jazz più conosciuti sono canzoni dei musical di Broadway o rielaborazioni di esse. Penso quindi che la cosa più naturale per chi suona Jazz nel 21° secolo è proprio attingere ed ispirarsi alle canzoni ed ai suoni del rock, del pop, dell’elettronica, oltre che al Jazz in senso stretto. In fondo se il jazz, inteso solo come New Orleans, Dixieland e Blues, non avesse subito una pesante influenza dalla musica classica, non avrebbe raggiunto l’evoluzione che conosciamo.”

Paolo: “È una scommessa quella di provare ad ottenere, con una formazione da trio jazz, sonorità che ricordano il rock e quindi suonare il piano come se fosse una chitarra distorta, o il contrabbasso come un basso elettrico. Ci piace inoltre “smontare” i classici del rock e “ricostruirli” a modo nostro. A volte arrivando ad ammorbidire le sonorità, come per Smells like teen spirit, che suonata in 6/8 ha una resa più “eterea” dell’originale. Altre volte, invece, proviamo ad “incattivire” i brani. È stato in ogni caso molto naturale e divertente. D’altra parte va detto che questa scelta è dettata anche dal tentativo di rivolgerci ad un pubblico appartenente non solo all’ambiente jazzistico. L’obbiettivo è di avvicinare più persone (in particolare i più giovani) al genere. Grossomodo riusciamo ad arrivare a gente dai vari gusti musicali. È ovvio che l’apprezzamento da parte di grandi jazzisti (come ci è successo) fa piacere, ma siamo orgogliosi di avere un grosso seguito formato anche da non addetti ai lavori!”

Questa scelta così risoluta, non preclude però all’improvvisazione.

Lorenzo: “Tutt’altro! Spesso, nei nostri brani, è molto netta la dicotomia tra parti “fisse”, prese dalla canzone stessa o composte da noi, e parti totalmente improvvisate. Di solito è Paolo ad arrivare in sala con delle partiture e un’idea sulla ricomposizione del tema principale, ma l’improvvisazione ha un ruolo fondamentale nella nostra musica.”

Mentre per quanto riguarda i brani originali?

Lorenzo: “Si può dire sia la stessa cosa. Io parto da un’idea che mi piace, “mi suona bene”, e ci costruisco intorno lasciandomi guidare dalle sensazioni. Anche in questo caso, il ruolo dell’improvvisazione è importantissimo. Il primo che ho scritto (Douze, che chiude l’album) è nato in treno, di ritorno da un viaggio a Parigi.”

Per i vostri progetti futuri pensate di proseguire nella medesima direzione?

Davide: “In questa fase credo proprio di si, anche se avvertiamo la necessità di integrare nel repertorio sempre più brani nostri. Per quel che riguarda il “sound”, considerando che la batteria influenza molto il “colore” di un trio, potendo facilmente passare da sonorità morbide a durissime, l’idea per il futuro è quella di introdurre anche un “trattamento” sul suono del piano e del contrabbasso, magari inserendo un po’ di elettronica ed alcuni effetti.”

Se, nonostante tutto, proprio non riuscite ad immaginare come potrebbe risultare una Kashmir o una Enter Sandman, qui di seguito le date dei prossimi concerti (per innamorarvi come è successo a noi!):

15 aprile Caffè Letterario;

5 maggio 28divino;

6 maggio La Riunione di Condominio.

 

Serena Marincolo

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