Jazz Agenda

Live report: Il MAT trio al Music Inn: ospite Fabrizio Bosso

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C’era grande attesa riguardo la riapertura del Music Inn e stando a quanto siamo riusciti a vedere la scorsa settimana, le aspettative non hanno di certo tradito quello che ci si attendeva. Questo jazz club, che con nostro immenso piacere ha riaperto i battenti lo scorso aprile del 2011, ha presentato al pubblico tre concerti d’eccezione. Siamo partiti giovedì con una Jam session ricca di nomi, per poi passare al concerto del MAT trio di venerdì che sabato ha ospitato Fabrizio Bosso, uno dei musicisti più talentuosi del panorama musicale italiano. Quello che possiamo dire, quindi, dopo aver partecipato alla presentazione all’attività della scorsa settimana, è che il Music Inn non è soltanto un jazz club, ma un progetto nel quale confluiscono arte, musica, letteratura e anche la buon cucina. Chiaramente se parliamo di un jazz club, la musica avrà senza dubbio un ruolo di primo piano e infatti quello che possiamo notare dopo queste prime giornate all’insegna del jazz è che accanto ai grandi nomi presenti nella programmazione del Music si affiancheranno anche i giovani talenti emergenti.

 

E se a questo, poi, ci aggiungiamo che uno spazio notevole verrà dato anche alla buona cucina, anch’essa un’arte a tutti gli effetti, allora le premesse per una buona riuscita ci sono davvero tutte quante. E durante questo week end di fuoco, in cui si sono presentati molti fra i più grandi musicisti romani ed italiani, abbiamo avuto il piacere di vedere il concerto del MAT trio, composto da Marcello Allulli al sax,Francesco Diodati alla chitarra ed Ermanno Baron alla batteria, con ospite d’eccezione Fabrizio Bosso. Cosa ci dovevamo aspettare da una serata come questa se non uno spettacolo da incorniciare? Del resto la risposta del pubblico, che ha riempito il locale senza lasciare uno spazio vuoto, è arrivata e bastava guardarsi un po’ intorno per capire che non c’era più l’ombra di un posto, con gente sparsa in ogni angolo del Music Inn. E nel momento in cui la parola è passata alla musica, la gente ha smesso di parlare, il brusio si è interrotto e ci siamo lasciati trasportare da questi due fiati che ci hanno condotto verso un fantastico turbinio di sensazioni. La cosa più bella è stata sicuramente l’atmosfera che si è creata, unita alle sensazioni che una location del genere ha potuto trasmetterci. In un jazz club, infatti, tutto diventa più raccolto, intimo, familiare e si possono ammirare i musicisti scambiarsi segni d’intesa o quelle occhiate che valgono più di cento parole.

Marcello Allulli, durante gli stacchi parla, scherza e si diverte, mentre Bosso rimane sempre concentrato. Sono forse due approcci diversi che si completano, si fondono per creare un’armonia senza precedenti che lascia incantato tutto il pubblico presente. E mentre la musica scorre fluida e leggera i due fiati si alternano, dialogano insieme, giocano con complicità e ci fanno percepire la gioia di suonare, di improvvisare, di divertirsi e di far divertire. Insomma, non è la prima volta che abbiamo il piacere di ascoltare il MAT trio, ma il fatto che accanto al sax di Marcello Allulli ci sia stata anche la tromba di Fabrizio Bosso ha creato aspettativa e novità allo stesso tempo. Un concerto fantastico che consigliamo a tutti di vedere almeno una, due, tre, quattro volte…

Carlo Cammrella

Valentino Lulli

Foto di Valentino Lulli

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Live Report: La varietà dei jazz4U al 28divino

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La sera di venerdì al 28Divino Jazz si caratterizza per la forte componente di “varietà”. Vario è il pubblico, varie sono le melodie proposte e varia è la scelta dei brani. Ci troviamo di fronte ai “jazz 4U” diretti dalla batteria di Cesare Botta, il delicato contrabbasso di Enzo Bacchiocchi, armonizzati dal piano di Francesco Bignami e dalla chitarra di Marco Moro. Il gruppo è ormai noto sulle scene romane da alcuni anni e propone una scelta musicale basata su una mistione di standard jazz, condito con blues e swing. Il concerto si apre con atmosfere leggere e riflessive che portano l’ascoltatore a concentrarsi su ogni singolo membro del gruppo, ad essere rapito dal movimento armonico delle dita sulla tastiera, dalla rapidità degli accordi della chitarra, mentre la batteria rimane la base sulla quale il contrabbasso muove la sua sinfonia. 

Durante la serata la varietà delle scelte geografiche è sicuramente molto accattivante e rapisce l’attenzione. I brani spaziano dai classici del panorama americano fino a giungere alle melodie sud americane e brasiliane, il tutto accompagnato da una selezione di brani inediti del gruppo, che mettono in risalto le qualità dei singoli elementi. L’aria che si respira è molto piacevole e non ci si accorge del tempo che passa. In chiusura il gruppo si congeda con il noto brano “ooo aria aio oba oba” e si presta volentieri a parlare con il pubblico, mostrando il lato più familiare della serata. Quello che stupisce di questo quartetto è sicuramente la totale armonia degli elementi; sul palco sembrano divertirsi talmente tanto che lo spettatore rimane coinvolto non solo dai suoni, ma anche dall’affiatamento tra gli elementi. Inoltre il locale si presta benissimo ad un’atmosfera raccolta e familiare: luci soffuse e di colore rosso rendono il tutto molto privato e intimo, nonostante la sala del concerto non sia poi di dimensioni così modeste. Ci auguriamo di sentire nuovamente questo spontaneo quartetto in serate così piacevoli!

Laura Orlandi           

Foto di Valentino Lulli

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Live Report: Lorenzo Tucci Trio – un esordio al Music Inn

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Seguire un concerto in un jazz club è sempre un’esperienza particolare. C’è sempre una forte intimità (o empatia se preferite) fra pubblico e musicisti e c’è sempre l’occasione di osservare tante cose che in un altro tipo di locale sarebbe più difficile notare. Dai semplici sguardi di intesa che potrebbero scambiarsi un bassista e un pianista prima di passare da un assolo al tema principale, dai sussurri con cui alcuni musicisti accompagnano il suono dello strumento, dalle contrazioni dei muscoli che avvengono quando un batterista percuote il suo strumento. Questa atmosfera l’abbiamo percepita in pieno sabato scorso alMusic Inn, storico locale di Roma che, con nostra grande gioia, ha da poco riaperto i battenti.

E nella serata di cui vi stiamo per parlare, in questa splendida cornice situata nel centro di Roma, hanno suonato dei giovani musicisti che, armati di tanto talento e voglia di fare, hanno voluto cimentarsi con uno dei mostri sacri del Jazz, John Coltrane. Il progetto si chiama per l’appunto Tranety, un gioco di parole che deriva proprio da Trane, soprannome che gli amici davano a questo sassofonista geniale. E i musicisti di cui vi stiamo per parlare, invece, sono tre: Lorenzo Tucci, batterista e leader di questa formazione, Claudio Filippini al pianoforte e Luca Bulgarelli al contrabbasso, tutti giovanissimi, affiatati e ansiosi di cimentarsi in un progetto così coraggioso affidandosi proprio ad un trio, formazione essenziale, ma perfetta ed autosufficiente.

Insomma, un tuffo nell’universo di Coltrane! Così possiamo descrivere un concerto che fin dai primi brani ci ha fatto capire lo stile deciso con cui Lorenzo Tucci e il suo trio hanno affrontato la serata. Un’empatia perfetta che abbiamo compreso fin da subito grazie al ritmo incalzante, alla velocità di esecuzione, alla sincronia perfetta con cui sono stati riproposti brani come Moment’s Notice, Lonnie’s Lament, oppure Afro Blue, scritto da Mongo Santamaria, suonato spesso da Coltrane e riprodotto in maniera eccellente con ampio spazio all’improvvisazione. C’è tempo anche per alcuni brani inediti di Lorenzo Tucci, come Hope e Soltice e per una struggente Ivre in Paris di Claudio Filippini; c’è tempo anche per ascoltare un gioiellino come Over The Rain e per raccontare la storia di John Coltrane con musica e parole.

Ascoltando Cousin Mary, infatti, brano che il sassofonista ha dedicato alla cugina e che Lorenzo Tucci ha presentato personalmente al pubblico, noi, con un po’ di fantasia, ci siamo immaginati un ragazzo tenace seduto su uno sgabello con davanti uno spartito aperto. Un ragazzo che studia fino a tarda sera e che vuole a tutti i costi suonare davanti ad un pubblico che prima o poi lo adorerà, proprio come il trio di Lorenzo Tucci che di voglia di stare su di un palcoscenico ne ha veramente tanta. E forse questa musica martellante che sembra non fermarsi mai, che sfocia nell’improvvisazione e che si risolve spesso in ritmi incalzanti e sincopati, per un momento ci ha trasportato con la mente da un’altra parte, in un’altra epoca, o in un altro continente… Magari quando John Coltrane suonava nei locali più in dell’epoca deliziando il pubblico con quello stile innovativo che tutti gli amanti del Jazz a posteriori ricorderanno per sempre.

Carlo Cammarella  

Foto di Valentino Lulli

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Live Report: Al BeBop, tra “Giazz” e cultura italiana

Quello a cui abbiamo avuto modo di partecipare domenica scorsa al BeBop, è stato il battesimo di un nuovo progetto musicale nato dall’estro di Daniele Chiusaroli. Giazz Quartet (questo il nome della formazione che abbiamo avuto il piacere di ascoltare) ripropone, infatti, i pezzi più belli del cantautorato italiano in chiave jazzistica, attraverso la splendida voce di Isabella Nicoletti e le note di Andrea Pagani (sostituto di Mauro Scardini) al piano, Francesco De Palma al contrabbasso e Daniele Chiusaroli alla batteria. Il repertorio attinge a piene mani nei grandi classici, come: Non arrossire di Gaber, Prendila così di Battisti, Parole Parole di Mina, Ma l’amore no dell’attrice Alida Valli, Senza finedi Gino Paoli, Pinguino innamorato del Trio Loscano e molte altre. “Il jazz per chi lo suona è una passione straordinaria – ci spiega Daniele Chiusaroli – ma la cosa più importante è trovare il giusto modo di esprimersi. Proporre il cantautorato italiano vuol dire trovarsi di fronte a tavoli pieni di gente che canta la tua musica. È come se noi andassimo a prendere il linguaggio italiano e lo traducessimo in linguaggio jazzistico, creando un ponte tra il jazz e la cultura italiana.”

Si è cercato di abbracciare i cantautori più importanti – ci racconta, invece, Isabella Nicoletti – provando a ripercorrere la storia della musica italiana d’autore. Il motivo di un progetto del genere è il fatto che, personaggi come Nicola Arigliano, hanno portato il jazz in Italia, ed i brani in italiano sono un buon modo per avvicinare la gente al genere e di  renderla più partecipe durante il concerto.” La cantante del gruppo, infatti, con la sua grazia e delicatezza nella voce riesce effettivamente a far presa sul pubblico. Riesce bene sia in pezzi prettamente “maschili” sia nel paragone con le grandi voci femminili del secolo scorso, non risultando affatto statica.  La sua figura femminile padroneggia, ma in modo discreto, nel gruppo; risulta eterea. Nota distintiva della serata è quindi l’eleganza, in ogni sua forma. Il pubblico risponde in maniera entusiasta, canticchiando e muovendosi sulle sedie a tempo di musica. Neppure i ricchi piatti che scorrono sotto i loro occhi riescono ad incanalare l’attenzione abbastanza da distrarli dall’ascolto; e gli schermi posizionati negli angoli del locale con meno visibilità, aiutano i ritardatari a seguire il concerto senza problemi. L’intento si può perciò dire abbia avuto un successo conclamato!

Serena Marincolo

Foto di Valentino Lulli

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“Back in Rome” si riunisce al 28divino


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Back in Rome” non è soltanto il nome di un quartetto, ma un vero e proprio appuntamento tra amici che dopo tanto tempo si ritrovano per suonare insieme. Un ‘occasione resa possibile grazie al rientro a Roma del contrabbassista Fabrizio Cecca, residente a Parigi da tempo, che insieme agli altri membri del quartetto, venerdì scorso, è salito sul palco del 28divino. Di lui possiamo dire che è attivo sulla scena musicale fin dai primi anni ’70 al fianco di musicisti come Nicola Stilo, Francesco De Gregori, Mimmo Locasciulli e Sergio Caputo. Proseguiamo dicendoche a metà degli anni ’90 fa parte della Big Band della scuola popolare di musica di Testaccio e che dal 2005 fonda un proprio gruppo, “Sextet Machine”, che esegue le sue composizioni. Vincenzo Lucarelli, ,pianista del gruppo, studia alla Manhattan School of Music di New York dove ha la possibilità di suonare in numerosi locali con musicisti affermati della scena newyorkese. Tornato a Roma nel 2003, incide il suo primo disco New Cycle Mood e dal 2004 ha la possibilità di farsi conoscere e apprezzare a livello internazionale in diversi festival ed eventi. Massimiliano de Lucia, alla batteria,comincia la sua esperienza nel mondo della musica suonando con gruppi che gravitano nell’ambito della musica pop-rock. Nel 1991 si trasferisce a New York per approfondire il linguaggio della musica latino americana e jazz, diplomandosi presso il Drummer’s Collective. Una volta tornato in Italia, collabora sia in studio che dal vivo con musicisti italiani e americani, svolgendo una intensa attività concertistica su tutto il territorio nazionale. Nel 2003 registra il CD del sassofonista Paolo Cerrone “For a Trip” e adesso suona stabilmente nel trio della pianista Silvia Manco. Come ospite, ormai habitués, troviamo Francesco Lento alla tromba. 

Come dicevamo, ad ospitare questi 4 musicisti, ci ha pensato il 28divino, che con la sua impeccabile accoglienza ha trasformato la serata in un momento di scambio culturale e di piacevole ascolto. E infatti, ciò che ci ha stupito maggiormente della musica di questo quartetto, è stata la commistione di età e di caratteri, quasi a voler rimarcare che la musica, e in questo caso il jazz, non ha “tempo”. Non a caso il repertorio che abbiamo ascoltato, anche se principalmente basato su standard jazz di Charlie ParkerDizzy Gillespie, si lascia influenzare dalla bossanova, dal  blues, dal bebop, mantenendo una costante vena swing. Per non scadere nello scontato e dare movimento ai brani stessi, il quartetto ha proposto delle rivisitazioni di alcune ballad in chiave swing, dove la tromba, che funge da “voce” solista del gruppo, genera un’ impronta del tutto particolare. E sono proprio la tromba ed il pianoforte gli strumenti che innescano un gioco di “botta e risposta” che rende lo scorrere dei brani trascinante, simbolo di un ottimo affiatamento. Non c’è bisogno che gli artisti parlino o che ci spieghino quali territori della musica stiano esplorando mentre si trovano lì sul palco, perché il loro esperimento musicale si spiega benissimo da solo. E a noi non resta che chiederci: a quando la prossima reunion?

Serena Marincolo

foto di Valentino Lulli

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Emanuele Urso Quintet al Gregory’s

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Si rinnova come ogni venerdì al Gregory’s l’appuntamento con il “ Re dello swing “ e la sua band,Emanuele Urso Quintet : ottima performance, professionalità rigorosa, vibrazioni accattivanti, mood swing perfettamente amalgamati e regalati al pubblico dello storico jazz club romano. Venerdì scorso eravamo proprio lì ad ascoltarli con il nostro orecchio profano e la voglia di divertirci tra molti esperti e cultori del genere. Due ore di spettacolo divise in due set musicali e “Buona la prima”, come si dice!

Il quintetto composto da Emanuele Urso al clarinetto/batteria, Antonio Pierri al vibrafono,Adriano Urso al piano, Osvaldo Mazzei alla batteria e Alessio Urso al contrabbasso ha soddisfatto ogni livello musicale. La formazione, infatti, si lancia da subito in vivaci e funamboliche esperienze musicali in Italia e in Europa a fianco dei maggiori esponenti del panorama jazzistico quali Christian Meyer, Frank Vignola, Bucky Pizzarelli. Nel 2006 si esibisce assieme ad un suo grande estimatore Renzo Arbore, nella trasmissione Matrix.

Insomma, quello che ci siamo trovati di fronte, e tutta la sacrosanta Musica che abbiamo ascoltato, proveniva da collaborazioni di alto livello e da un lavoro svolto negli anni con profondo impegno. Emanuele è un animale da palcoscenico oltre che un batterista e un clarinettista acclarato. Incita i suoi musicisti sul palco nei loro slanci improvvisativi, li sostiene con le note e con lo spirito di un carismatico frontman.


Foto by Valentino Lulli

Nel loro repertorio rigorosamente swing anni 30-40, rientrano i più famosi brani di Benny Goodman, Glen Miller, Lionel Hampton riarrangiati e presentati al pubblico nel vecchio e sempre nuovo dixieland mood. Una breve e particolare considerazione va ad Antonio Pierri che ha offerto vibrazioni speciali con un ritmo incalzante che inseguiva piano e batteria catturando attenzione ed orecchi dentro e fuori i suoi soli. Dunque, una serata che è stata condotta e allietata con il prestigio di standard originali e giri armonici in perfetto stile dixieland. Omaggio ad una New Orleans ormai lontana, a quelle piste da ballo che non ci hanno visto danzare sotto un ritmo costantemente incalzante della batteria, a quelle melodie divenute il fraseggio di un’Era, a quelle polifonie complesse e virtuose.

Un grazie alla band e ai suoi maestri, ai loro studi, alla loro Passione che li ha guidati e che ci ha coinvolti e travolti per tutto il tempo. Un grazie speciale ad Emanuele o “ Re dello swing “ che dir si voglia per il tempo concessoci  per una breve intervista in cui ci ha illuminato non solo sui suoi passi da musicista, attraverso scorci sulla storia del jazz , ma anche sul “senso” musicale che negli anni lo ha sostenuto e ha sorretto il suo impegno portandolo assieme alle sue formazioni ad essere, così giovane, uno dei più riconosciuti jazzisti a livello internazionale. Un concerto che potrete seguire ancora  il 22 e il 29 di ottobre sempre al Gregory’s a cui vi consigliamo di non mancare.

Veronica Paniccia

 

Foto di Valentino Lulli

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Ettore Fioravanti 4et al 28divino

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Può il linguaggio del Jazz fondersi con la musica pop, con quella d’autore e magari anche con le sonorità psichedeliche? Che ci crediate o no, la risposta è si. E la dimostrazione tangibile di quanto abbiamo appena detto la troviamo nel quartetto di Ettore Fioravanti (Ettore Fioravanti 4et), composto dall’omonimo batterista, da Francesco Allulli al sax, da Marco Bonini alla chitarra e da Francesco Ponticelli al contrabbasso. L’occasione di poter ascoltare questa formazione che ama mescolare queste sonorità ci si è presentata venerdì scorso al 28divino jazz club e, visti anche i precedenti, non ce la siamo lasciata sfuggire.

 

Quindi, torniamo per un momento alla domanda iniziale ed entriamo nel dettaglio. Come fa questo quartetto a far confluire musiche così eterogenee in un unico discorso? Cominciamo col dire che per fare una cosa del genere, ci vuole un gruppo ben consolidato e uno studio quasi maniacale degli interventi strumentali, senza il quale quei silenzi e quelle pause non avrebbero lo stesso effetto. Diciamo, poi, che la voglia di sperimentare ce la devi avere un po’ nel sangue, nel senso che devi essere aperto a confrontarti con stili diversi, e per finire devi essere anche capace di farli confluire in un discorso che abbia un filo logico. E queste caratteristiche il quartetto le possiede proprio tutte quante, insieme ad una buona dose d’ironia che sul palco non guasta proprio per niente.

E veniamo alla serata di venerdì. Il concerto comincia con le note della chitarra di Marco Bonini, un inizio quasi in sordina, con una musica distesa e rilassata, seguito dagli altri componenti che entrano quasi in punta di piedi, senza che ci sia qualcuno che prevalga e creando un’atmosfera adatta all’apertura di un sipario. Proprio come Un’aria di Vetro, titolo di questo primo brano. Poi, quasi a spiazzarti, il basso comincia con un ritmo sincopato che si incastra perfettamente con il tempo della batteria, una musica concitata, molto differente da quella precedente, ma, come vi avevamo accennato in precedenza, è proprio questa la caratteristica del quartetto, quella di non dare punti di riferimento. E quindi, stando a questa filosofia, la musica prosegue, ti prende sempre di più e arriva anche il gioiellino di questo primo set.

Poco prima della pausa, infatti, il gruppo presenta una versione del tutto personale di A walk on the Wild Side, il capolavoro di Lou Red, che ovviamente viene arrangiato in chiave jazz. E questa volta la musica d’insieme, con gli interventi suonati al punto giusto, sostituisce le parole del cantautore americano, fondendosi con la musica pop e allargandosi anche all’improvvisazione. La seconda parte del concerto, invece, è senza dubbio quella più sperimentale, quella in cui vengono toccate le sonorità più particolari che ci fanno capire la vera anima del quartetto. Il brano che ci ha colpito di più, infatti, si chiama Strategia della Tensione. Immaginate una chitarra distorta incastrata perfettamente con il timbro di un sassofono che ci ricorda le sirene della polizia o se preferite un disco volante che sta per atterrare sul pianeta terra. Immaginate tutto questo, che naturalmente viene accompagnato da un ritmo incalzante e deciso, e ottenete la strategia della tensione secondo l’Ettore Fioravanti 4et, una musica che certamente non si allontana dal jazz e che, allo stesso tempo, abbraccia le sonorità più sporche della musica psichedelica. Ed il risultato di questa serata è qualcosa di atipico, di sublime, una sperimentazione che va anche verso il pop e che, grazie all’alchimia dei componenti del quartetto, acquista un’identità ben definita.

Carlo Cammarella

foto di Roberto Panucci

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Gli appuntamenti del 28divino

Cominciano domani i concerti del jazz club di via della Mirandola con Base One Live formazione composta da Tony Formichella al sax tenore, Giulia Salsone o Francesco Tosoni alla chitarra, Mauro Gavini al contrabbasso e Mattia de Cretico alla batteria. Nella seconda parte di questa serata Jam session “Tony’s friends aperta a tutti. Proseguiamo venerdì 9 dicembre con Snap Quintet, formazione riproposta da Andrea Zanchi al 28divino. Ai fiati, per la prima volta, si troveranno assieme il sassofonista Carlo Conti ed il trombettista Giambattista Gioia. Carlo Conti porta con sé una bella esperienza musicale vissuta direttamente a Cuba mentre, Giambattista Gioia, ha militato per tanto tempo con il sassofonista Enzo Scoppa. Ma il pianista romano ci ha abituato a simili connubi (nelle sue formazioni lo abbiamo apprezzato con M.Giammarco, M.Raia, S.Satta e tanti altri ancora) e SNAP Quintet è una buona occasione per ascoltare la sua musica, i suoi arrangiamenti che spaziano dal latin al funk sempre con gusto e fantasia. L’ottima ritmica è sostenuta da Steve Cantarano al contrabbasso e Max De Lucia alla batteria. Assolutamente da seguire! Sabato 10 dicembre saliranno sul palcoscenico del 28divino gli Hard Chords Trio, uno dei gruppi più interessanti del nuovo panorama jazzistico della capitale.

Grazie alla creatività ed all’originalità degli arrangiamenti, il trio ha rielaborato alcuni dei più celebri successi della musica rock internazionale, rendendoli propri e mostrando una volta di più come la musica sia un unico grande flusso in perenne movimento. Dai Rolling Stones, ai Nirvana, ai Police e molti altri, gli Hard Chords Trio vi accompagneranno in un viaggio affascinante tra ricordi e innovazione.Gli Hard Chords Trio si presentano con la classica formazione da trio jazz (piano, contrabbasso e batteria), ma propongono un viaggio nella storia del rock, attraverso la rivisitazione in chiave strumentale dei successi dei più grandi gruppi, quali: Led Zeppelin, Police, Deep Purple, Rolling Stones. Nati nel 2009, si esibiscono in locali e festival di Roma e dintorni riscuotendo sempre un ottimo successo di pubblico. E per concludere questo week end, domenica sarà la volta del Francesco Diodati – Matteo Bortone trio.

GIOVEDI1 8 DICEMBRE
Ore 21.30 !! 

1°  lunga parte CONCERTO
BASE ONE LIVE

Tony Formichella, sax tenore
Giulia Salsone o Francesco Tosoni, chitarra
Mauro Gavini, contrabbasso
Mattia Di Cretico, batteria

Ingresso 5,00 euro più tessera associazione

SECONDA PARTE: JAM SESSION “TONY’s FRIENDS” Aperta a tutti

(Ingresso Libero) (l’ultima del 2011)

VENERDI’ 9 DICEMBRE
ore 22.30 
SNAP QUINTET 

Carlo Conti al Sax
Giambattista Gioia alla tromba
Andrea Zanchi al piano
Steve Cantarano al contrabbasso
Max De Lucia alla batteria.
Ingresso 5,00 euro più tessera associazione

SABATO 10 DICEMBRE
ore 22.30
HCT – HARD CHORDS TRIO
Lorenzo Ditta – Pianoforte
Paolo Grillo – Contrabbasso
Davide Pentassuglia – Batteria

Ingresso 5,00 euro più tessera associazione

DOMENICA 11 DICEMBRE  ( la serata dedicata a Amy Winehouse è stata posticipata )

ore 21.30

Francesco DIODATI – Matteo BORTONE

TRIO

28DiVino Jazz, wine and cheese

via Mirandola, 21 – 00182 Roma ( staz.Tuscolana-S.Giovanni-Re di Roma)

Info e prenotazioni: 340 82 49 718 dopo le 17.00 e solo nei giorni di apertura.

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Al Music Inn di scena gli Chat Noir

Dopo il successo del live di presentazione del nuovo album Weather Forecasting Stone nella salaPetrassi del Parco della Musica, gli Chat Noir continuano il loro tour a Roma: il prossimo live, venerdì 28 ottobre sul palco del MUSIC INN jazz club (largo dei Fiorentini 3 – Roma) alle ore 22,30. Dopo i primi due album Decoupage e Difficult to see you, il titolo del nuovo lavoro prende spunto dalla pietra dotata della proprietà magica di prevedere le condizioni meteorologiche. Uno strumento rudimentale e concreto solo in apparenza, che costituisce il connubio tra cielo e terra, materiale ed immaginario, presente e futuro. Sebbene la line-up sia quella di un classico piano trio (Michele Cavallari al pianoforte, Luca Fogagnolo al contrabbasso e Giuliano Ferrari alla batteria), il sound si discosta dai canoni del jazz tradizionale: l’architettura sonora dei brani privilegia gli aspetti compositivi e di arrangiamento, con l’intento di esaltare il lirismo delle composizioni piuttosto che le doti tecniche dei singoli musicisti.


Il suono degli strumenti acustici è arricchito dall’utilizzo di effetti, in una sintesi elettro-acustica che ha come interlocutori il jazz nordeuropeo e il post-rock. Al contrabbasso Caterina Palazzi, pluripremiata al Jazzit Award 2011 e reduce dal grande successo della tournèe di presentazione del suo album d’esordio Sudoku Killer insieme al suo quartetto.

INFO
Music Inn
Largo dei Fiorentini, 3 – Roma

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Music Inn: gli appuntamenti di questo week end

Anche questo fine settimana un week end all’insegna del jazz al Music Inn. Si parte venerdì, 14 ottobre, con Israel  Varela,  abile  e  raffinato  compositore,  batterista,  e  cantante  dalla sorprendente  e  ricca musicalità. Originario di Tijuana, Messico, è considerato uno dei migliori talenti della scena musicale internazionale che grazie alla sua originalità vanta già collaborazioni con i migliori musicisti del mondo tra i quali: Pat Metheny, Charlie Haden, Yo Yo Ma, Mike Stern, Bireli Lagrene, Bob Mintzer, Diego Amador, Pino Daniele. Il  suo  Flamenco Jazz  drumming  è  la  sua  cifra  stilistica  immediatamente riconoscibile: flamenco, ritmi latino-americani, atmosfere di medio oriente, e  colori  jazz si  fondono in un’entità ormai inscindibile.  Il  sentimento latino, la raffinatezza melodica e il gusto andaluso della sua musica, sono elementi che assumono un valore irrinunciabile, facendo delle sue composizioni arie che subito s’imprimono nella memoria. (M. Leopizzi, Music Around net Magazine). Sabato 15 ottobre, invece, sarà la volta del trio di Bruno Marinucci che salirà sullo splendido palcoscenico di questo jazz club. Il mix culturale e lo straordinario livello internazionale di questo Trio caratterizza un risultato musicale unico, rendendo i concerti tanto raffinati quanto imprevedibili. Il repertorio è tratto dal nuovo disco di Israel Varela “Border  People”,  per  DSR Records (Egea  distribution) e  anche temi  tratti  dal  suo disco d’esordio “Tijuana Portrait” (vincitore dell’Euro Latin Award 2008). “Nal Tarahara” edito da RAI TRADE e Videoradio, con la collaborazione di Bill Evans al sax e di Randy Brecker alla tromba. E’ un disco di sole composizioni inedite di Bruno Marinucci. Un lavoro che propone brani completamente acustici, brani elettrici, brani in soluzione mista. Spazia tra Jazz, Blues, Funk, oltre a momenti tematici e narrativi, basati sulla dinamica, l’interplay e il senso melodico creando a tratti un’atmosfera minimalista, pur non essendo legato a nessuno stile in particolare. Già nei primi mesi dall’uscita del disco è intervistato e recensito dalle maggiori riviste musicali.

venerdì 14 ottobre ore 22
Israel Varela Trio 
Special guest: Cristina Benitez – ballerina di flamenco – 
consum. obbl.
Israel Varela, batteria e voce

Alfredo Paixao, basso e voce

Shai Maestro, pianoforte

sabato 15 ottobre ore 22
BRUNO MARINUCCI TRIO consum. obbl.
Bruno Marinucci, chitarre

Pierpaolo Ranieri, contrabbasso

Marco Rovinelli, batteria

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