Si intitola Tornerai il nuovo album di inediti della cantante Erika Petti pubblicato il 29 maggio per l’etichetta Emme Record label. Un lavoro originale, dall’innato senso melodico dove il jazz si fonde con la musica d’autore. La formazione che ha partecipato alla realizzazione di questo progetto è completata da Miriam Fornari al piano e ai synth, Damiano Lanciano al basso e contrabbasso, Giuseppe Venditti alla batteria e percussioni. Erika (voce e chitarra classica), autrice delle musiche e dei testi, ci racconta la storia di questo album.
Volevamo cominciare l’intervista partendo dal titolo di questo disco: Tornerai ha un significato particolare per te?
“Sicuramente Tornerai era la speranza del momento in cui ho scritto la canzone. Una speranza e una consapevolezza allo stesso tempo: ‘Tornerai e sarai solo un ricordo per me’. Inoltre mi piaceva l’idea di utilizzare un linguaggio caratteristico di un’epoca passata della musica italiana e credo che quel ‘Tornerai’ la richiami immediatamente.
Questo lavoro è caratterizzato da diverse sonorità e stili. Ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
“Questo lavoro è caratterizzato da diverse sonorità: quelle acustiche con l’utilizzo del contrabbasso, del piano in stile quartetto jazz; quelle elettroniche con l’utilizzo di synth e di chitarre elettriche. Il disco sicuramente contiene più generi perché è il mio modo di fare musica, ho sempre cantato e suonato generi diversi per cui per me è un’operazione abbastanza spontanea, non è così calcolata. Quando mi concentro troppo su un genere, poi finisco per rimpiangere i generi che suonavo prima… insomma non sono mai contenta. Anzi mi dispiace non aver potuto inserire altri generi nel disco, perché poi sarebbe stato un vero guazzabuglio.”
Vuoi raccontarci anche il tuo percorso personale che ha portato alla nascita di questo disco?
“Questo disco nasce dopo un percorso di tanti anni di musica live in giro per l’Italia in tutti i contesti: dalla seratina nel pub, al festival, all’evento privato: nasce, oltretutto, dopo un percorso di studi abbastanza vario che è iniziato con lo studio della chitarra a 6 anni, il rifiuto della chitarra classica e quindi la laurea in lettere, poi il ritorno sulla strada della musica col diploma in canto jazz. In tutti questi anni ho sempre composto canzoni, in maniera più o meno consapevole, e adesso ho ritenuto fosse il momento di pubblicarle e di metterle insieme in una forma coerente; effettivamente, per quanto ognuna di esse appartenga a un momento differente della mia vita, trova poi ragion d’essere al fianco delle altre.”
Quali sono i brani a cui sei legata maggiormente e perché?
“All’interno del disco ci sono brani cui sono legata maggiormente e credo sia di facile intuizione anche per l’ascoltatore, sono quelli il cui testo è maggiormente curato. Tornerai appena l’ho scritta ho pensato di doverla immediatamente pubblicare. Un pezzo autentico, una storia vera, con una melodia nata fischiettando su 4 accordi. Sono un soldato è il brano più vecchio di tutti. Avevo 23 anni quando l’ho scritto e forse per questo è così intenso e arrabbiato. Adesso non spenderei tutta quella poesia per esprimere quei concetti (ride), è vero che con l’età diminuiscono le parole. Hai deciso e è il pezzo che mi fa muovere il bacino. Perché il primo amore è pur sempre il blues
Cosa rappresenta per te questo disco? Un punto di arrivo o un punto di partenza o forse entrambe le cose?
“Questo disco, come già detto, è un po’ la summa del percorso fatto finora (non solo in musica), quindi lo potremmo definire un punto di arrivo in tal senso, ma in realtà lo considero un punto di partenza per far conoscere la mia musica. In pochi sapevano che io scrivessi, sono sempre stata considerata interprete. Inoltre fare dischi fa venir voglia di farne altri, per ora ci fermiamo, ma ho già idee per il prossimo. Chissà, vedremo quando.”
Un disco che si muove tra jazz e cantautorato: sono forse due facce della stessa medaglia che appartengono al tuo percorso artistico e musicale?
“Il disco si muove tra jazz e cantautorato perché in realtà l’uno non esclude l’altro. Come già detto ho frequentato tanti generi durante il mio percorso musicale e ho ascoltato di tutto. Mi rendo conto che oggigiorno saper fare più cose voglia dire non essere individuabili e categorizzabili, un tempo invece era considerato un valore aggiunto; a me piace l’idea di poter mischiare e contaminare il più possibile (a patto che non sia un’operazione fatta a tavolino).”
Chiudiamo con qualche coordinata: ci sono altri progetti o alcune date di cui ci vuoi parlare?
“I progetti che sto portando avanti in questo periodo sono sempre abbastanza diversi tra loro, dal teatro, ai live unplugged, ai progetti con band, per quanto riguarda il disco ci sono belle novità per l’anno prossimo per cui non vi resta che seguirmi sui social”
