In the Night è il disco d’esordio della vocalist Gabriella di Capua recentemente uscito per l’etichetta Romolo Dischi. Un progetto in cui il jazz, l’elettronica e tanti altri linguaggi si fondono creando un sound originale e moderno. Gabriella di Capua ci ha raccontato come è nata questa nuova avventura…
Ciao Gabriella, per cominciare l’intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
Il disco rappresenta un momento particolare legato ai miei 20 anni, è una raccolta di brani che parlano della storia con un ragazzo con cui potevo sentirmi felice ma anche molto triste. Una storia a volte difficile e poco positiva in cui mi sentivo spesso messa da parte e che mi ha portato a riflettere sulla realtà che stavo vivendo e se potesse essere condivisa anche da qualcun altro. Per questo ho deciso di scrivere di un argomento personale.
Raccontaci adesso la storia di questo progetto: come è nato e come si è evoluto nel tempo?
Questo progetto è nato quando mi sono trovata da sola e ho deciso di concentrarmi sulla musica che di sicuro non mi avrebbe fatto sentire male come lui. Così ho deciso di prendere quei testi e di trasformarli in un progetto che ora è diventato quasi un mood of life. Il disco si intitola In the night perché da musicista con il mio piccolo tour mi esibisco di notte, momento della giornata in cui sento più sensibilità artistica e inguaribile nostalgia.
Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?
Una fotografia esattamente del momento in cui tutto é cominciato, e anche finito in un certo senso. Ha sancito la fine della mia vecchia vita in cui non mi curavo della mia carriera e vedevo la musica non come essenza della mia vita; ha sancito l’inizio della mia devozione per la musica, con le sue complessità, l’amore per l’arte e la ricerca del suono.
In the Night è un disco con diverse sonorità che spaziano tra jazz/acid jazz al nusoul, popRnB: quali sono e sono stati i tuoi principali riferimenti musicali?
Mio padre con la sua cultura musicale e con il suo essere un pianista mi ha fatto conoscere tanta musica ed é stato il mio primo riferimento. Dopo, con la mia ricerca personale, i miei riferimenti sono diventati tanti e diversi, dal jazz con Keith Jarrett, Norma Winstone, al pop con Lana del Rey, Beyoncé, poi l’hip hop con Kendrick Lamar, ASAP Rocky, Travis Scott, poi Jordan Rakei, Massego, Solomun, Paul Kalkbrenner. Insomma, vari generi che non mi piace usare perché alla fine ascolto e mi riferisco a tutto ciò che mi piace, a prescindere da essi.
Come vedi il tuo progetto nel futuro e quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?
È un po’ che lo portiamo avanti, ora stiamo lavorando a dei nuovi brani che credo siano la naturale evoluzione del disco che abbiamo fatto uscire quest’anno, questa volta con più testi in italiano. L’essenza é sempre un’unione tra sonorità nujazz e suoni elettronici. Mi piacerebbe unire i due mondi da sempre quasi agli antipodi, anche se la storia della musica è piena di esempi e strade già percorse in questo senso, ma speriamo di affinare sempre di più la nostra personalità musicale attraverso le sperimentazioni.
Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: ci vuoi raccontare se hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?
Abbiamo un po’ di concerti fortunatamente, sono reduce dal mio primo concerto a Roma alla Terrazza del Gianicolo ed è stato molto emozionante. Ora a brevissimo ho un fine settimana tutto partenopeo perché suonerò il 29 luglio alla Ex Base NATO per il festival Indie, Rock e dintorni e il 31 al Cafè Street di Torre del Greco. Registrazioni si, a settembre entreremo nel pieno della produzione e della creazione, una volta finita la stagione estiva e i concerti.