Pubblicato dall’etichetta GleAM Records On the Scene è il primo album da leader del chitarrista e compositore molisano Gianmarco Ferri che vede la partecipazione di Stefano Battaglia al contrabbasso, Luca Santaniello alla batteria e il featuring di Marcello Allulli al sassofono tenore sulla ballad So Close. L’album è inoltre impreziosito dalla presenza del pianista statunitense David Kikoski, autentico maestro del Jazz contemporaneo che ha contribuito in modo significativo al progetto. Ecco il racconto di Gianmarco Ferri.

Per cominciare l’intervista parliamo subito del disco: vi va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

L’intento principale del disco era quello di diffondere gioia e energie positive attraverso la musica. Questo progetto è stato concepito per far ‘’ballare’’ le persone immergendole in un’atmosfera coinvolgente e festosa. Lo swing, che rappresenta il mio amore più grande, è il cuore pulsante di questo album, trasmettendo un’energia contagiosa che invita l’ascoltatore a muoversi e a lasciarsi trasportare dal ritmo. Spero che chiunque ascolti questo disco possa sentirsi allegro, ispirato e pieno di vitalità, proprio come mi sentivo io durante la sua creazione. Che la musica possa essere un ponte verso la felicità e la condivisione di emozioni positive!

Raccontateci adesso la tua storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Credo che per tutti i musicisti la realizzazione del primo disco rappresenti qualcosa di molto complesso sopratutto per la costante sensazione di non sentirsi mai davvero pronti. La persona che mi ha davvero spinto nella realizzazione di questo lavoro è Luca Santaniello, nonché batterista presente nella recording. Luca è un amico straordinario e un batterista eccezionale che ha avuto un impatto straordinario sulla mia vita e sulla mia creatività. La sua costante fiducia in me è stata un faro luminoso che mi ha spinto a superare i miei limiti. La sua passione per la musica e il suo talento straordinario sono un’ispirazione costante per me, e il suo supporto incondizionato è stato fondamentale per darmi la forza e la determinazione necessarie per realizzare questo progetto. Una volta che ho preso fiducia sono andato dritto nel processo di creazione del lavoro con una grande confidenza.

La collaborazione con un grande pianista come David Kikoski: ce la vuoi raccontare?

La connessione tra me e Dave Kikoski è avvenuta grazie a Luca. Luca, trasferitosi a New York nel 2001, conosceva Dave. Durante l’estate scorsa, Dave era in Italia per un tour e siamo riusciti a portarlo in studio per registrare il disco in una giornata.

Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?

Assolutamente, il disco per me è come uno “stamp” della mia evoluzione musicale fino a questo momento. La musica è un medium in costante mutamento, sempre in evoluzione e in continua trasformazione, prendendo nuove forme e influenze. Ogni giorno trascorso con il mio strumento rappresenta un capitolo della mia espressione artistica in un dato momento, catturando le mie idee, emozioni e visioni musicali. È affascinante pensare a come la musica si adatti e si rifletta nel contesto culturale e temporale in cui viene creata, mostrando sempre nuove prospettive e sfaccettature della creatività umana.

Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te sono stati davvero importanti?

Grant Green e Wes Montgomery sono senza dubbio i miei esempi più grandi sin da quando ho cominciato a suonare. Sono sempre però stato attratto da altri strumenti e ho cercato di applicare i concetti da loro esplorati sulla chitarra prendendo ispirazione da sassofonisti come Dexter Gordon e Sonny Stitt, così come pianisti come Wynton Kelly e Ahmad Jamal. Devo anche dire che amici e colleghi musicisti sono la mia costante fonte di ispirazione, incoraggiandomi sempre a migliorare e a esplorare nuove frontiere musicali. La collaborazione e lo scambio creativo con altri musicisti sono davvero fondamentali per la mia crescita artistica e la continua evoluzione della mia musica.

Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?

Attualmente, l’obiettivo principale è portare il progetto in giro. In futuro, potrebbe esserci la contemplazione di un nuovo lavoro musicale che incorpori una evoluzione stilistica o concettuale, magari esplorando nuove influenze o sperimentando con nuove tecnologie per creare un’esperienza diversa. Devo però specificare che per me è fondamentale mantenere un forte attaccamento alla tradizione e allo swing anche mentre esploro nuove direzioni musicali per garantire che la radice storica e l’energia dell’originalità rimangano saldamente integrate nel mio lavoro futuro.

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?

Al momento, sto pianificando una serie di concerti in diverse città per promuovere il lavoro di tutti noi. Parallelamente, sto lavorando su nuovi brani che spero di portare avanti per esplorare nuove sonorità e arricchire il mio repertorio. Sono entusiasta di ciò che il futuro potrà portare e non vedo l’ora di condividere queste nuove esperienze con altre persone.

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