Nata nell’ambito del 28divino Jazz Club, grazie ad un’idea di Mark Reynaud e Michele Villari, la “28divino jazz band” ha appena mosso i suoi primissimi passi. Il debutto è avvenuto proprio ieri presso lo stabilimento balneare “Eco del Mare” – Lido Maccarese e hanno partecipato gli 8 musicisti che già ora costituiscono lo zoccolo duro di un progetto molto coraggioso, quello di creare una struttura che possa funzionare come un polo d’attrazione per i musicisti romani. Nella band iniziale ci sono Michele Villari sax alto e direzione, Daniel di Maio sax alto, Carmen Palato sax tenore, Alberto di Gian Felice sax Tenore, Giandomenico Murdolo sax baritono, Andrea Maria Bonioli batteria, Andrea Colella contrabbasso, Raffaele Ferrari pianoforte. Dunque, un nucleo iniziale che è aperto a collaborazioni di ogni tipo e che potrebbe addirittura crescere col passare del tempo. Michele Villari ci ha raccontato come è nato questo progetto.
Michele, una domanda per cominciare, ci vuoi raccontare la nascita di questo progetto?
“Diciamo che questo progetto nasce dalla passione per gli organici grossi che accomuna tutti gli elementi della band. In Italia spesso non c’è tanta possibilità di suonare in questo modo e per questo abbiamo cominciato con un progetto di orchestra stabile in cui possono partecipare anche elementi esterni. Io la dirigo, mi occupo della parte artistica, degli arrangiamenti, ma la possibilità di suonare è davvero aperta a tutti. Per esempio se un musicista esterno ha un progetto interessante e ci piace, ci lavoriamo tutti insieme e magari lui si sceglie direttamente l’arrangiatore a seconda del proprio gusto personale. Per dare vita a questa band, ho scelto la mia ritmica e una rosa di sassofonisti che sono tutti arrangiatori e compositori allo stesso tempo”.
Quindi, con quale repertorio avete cominciato a confrontarvi?
“Ieri abbiamo cominciato con un jazz tradizionale che parte dal bebop in poi. Abbiamo fatto questa scelta perché come orchestra dobbiamo innanzitutto raccontare la storia del jazz; le musiche originali sono importanti però lo è anche la storia. Quindi, inizialmente ci siamo confrontati con una rosa di standard degli anni ’50 fra cui c’erano brani di Charlie Parker, Bernie, Sonny Rollins e dei Jazz Messangers, Poi abbiamo suonato due brani di Giorgio Garzone, “Simple” e “The Mingus that I knew”, che sono stati arrangiati in maniera abbastanza moderna, per finire con due composizioni di Carmen Palato e Giandomenico Murdolo. Questo dimostra che l’orchestra è aperta a tutti gli stili, e ben venga il free Jazz se fatto bene”.
Visto che quello di ieri sera è stato un debutto, vuoi raccontarci quelli che secondo te sono stati i momenti più interessanti della serata?
“Un momento molto carino è stato quello iniziale perché ho presentato la band mentre suonavamo un blues. E’ stato come se la presentazione fosse una parte del brano, come se cantassi all’interno di una struttura, anche se poi non è stato così. Un’altra cosa che secondo me è stata molto originale è che i brani di Giorgio Garzone sono stati arrangiati in maniera abbastanza moderna perché la sessione dei sassofoni ha suonato sulla partitura scritta, mentre la sessione ritmica si è aperta al free jazz”.
E quale è stata la risposta del pubblico?
“Devo dire la verità, il pubblico si è divertito. In generale è difficile suonare all’aperto perché la gente si distrae facilmente e anche i musicisti a volte possono essere disturbati dal vento, che muove gli spartiti, o dalle chiacchiere. In realtà i momenti che pensavo fossero di difficile ascolto sono stati quelli in cui il pubblico si è concentrato di più”.
Quindi, quale, sarà l’evoluzione di questo progetto?
“Noi speriamo di formare un’orchestra con il doppio dei musicisti, magari aggiungendo una sezione di ottoni che si occuperà anche degli arrangiamenti e della composizione. Non ci sarà bisogno degli orchestrali perché è carino che un musicista possa essere direttore del suo brano. Proprio per questo io posso essere un punto di riferimento, ma il jazz è una musica in cui ci deve essere un aspetto democratico all’interno dell’organico. Dal momento che l’organico è abbastanza grosso, un orchestrale può diventare automaticamente leader. E’ un progetto ambizioso ma ci si può riuscire”.
Michele, una domanda per concludere, a quando le prossime serate dal vivo della 28divino jazz band?
“Visto che il nome del gruppo è “28 di vino jazz band” abbiamo in progetto di suonare ogni 28 del mese, magari anche in diverse location”.