Foto di Manuela Kali

(Foto in alto di Manuela Kali)

Pubblicato dall’etichetta Underground Symphony, Sandcastle è il quarto disco in studio dei Mardi Gras, un album energico intenso e molto evocativo. Il gruppo romano attivo da più di 20 anni sulla scena italiana ed internazionale ci conduce in un viaggio introspettivo ricco di tensioni emotive che mette in luce le fragilità dell’uomo e le sue insicurezze, ma al tempo stesso ne esalta la forza e la bellezza. Ne parliamo con i membri della band Liina Ratsep (voce), Fabrizio Fontanelli (acoustic guitar), Carlo di Tore Tosti (basso).

Come nasce il vostro amore per la musica?

Liina: Io ho sempre amato la musica. Ho cominciato a cantare quando ho iniziato a parlare, contemporaneamente. Da piccola ascoltavo tanta musica e prima ancora di iniziare la scuola elementare, ho cominciato con gli studi di pianoforte, avevo forse 5 anni. Poi era tutto in corso naturale – scuole di musica, vari concorsi, cori, ensemble e band. Le prime canzoni mie le ho scritte da bambina, alle elementari (quando magari non sapevo neanche scrivere così bene).

Fabrizio: Sin dal liceo, il nostro gruppetto ristretto che si scambiava cassette e consigli. E poi si andava ai concerti assieme, tempi di scoperte e di illuminazioni. Inevitabile poi passare a uno strumento e iniziare a formare band. Poi i primi viaggi in Irlanda e il suo fermento creativo hanno fatto il resto. 

Carlo: Ho iniziato i primi rudimenti della batteria quando avevo 4 anni e poi un bel giorno, attratto da una chitarra classica appoggiata sul divano di casa, ho iniziato a strimpellare…da li sono iniziati i miei studi e a 14 anni ho dato inizio alla mia avventura con il basso…4 corde erano abbastanza 🙂

La band è formata da 6 musicisti, il processo di scrittura dei testi è collettivo?

Liina: A volte è collettivo, a volte no. Per esempio, il primo singolo (“Shoes”) che è uscito con me nel 2018 l’abbiamo scritto insieme (il testo principalmente in 3-4 persone), mentre il testo di “From Zero to One” (singolo uscito nel 2020) l’ho scritto io.

Fabrizio: “Sandcastle” il nostro ultimo album è stato un processo di scrittura collettivo, tutta la band nel suo box a scrivere testi leggendo e vivendo assieme ad un soggetto scritto da un team di scrittorii, Sante Sabbatini, Francesco Braida e Filippo Novelli. Abbiamo scelto otto episodi e ci abbiamo iniziato a suonare sopra, scrivendo in modo molto diverso dal passato, crudi e diretti quanto bastava. La Storia è a volte anche molto intensa, ed è stato molto bello lavorarci, mentre per i precedenti dischi era un processo dove solo una parte di noi era coinvolta.

Carlo: Per quanto mi riguarda, ho dato un piccolo contributo alla scrittura dei testi in quanto sono più orientato verso la scrittura della parte armonica e melodica di un brano.

I Mardi Gras sono una band attiva sulla scena musicale italiana e internazionale da più di 20 anni. Qual è secondo voi il segreto del vostro legame così longevo?

Liina: prima di tutto, passione per la musica e per questo progetto, ed il fatto che i Mardi Gras stanno sempre evolvendo. La band ha il suo pubblico e ci sono molti che seguono il gruppo da diversi anni. 

Fabrizio: il segreto è cercare sempre di fare qualcosa di cui sei orgoglioso. Come fondatore della band ho visto trasformarci e andare in territori che mai avrei pensato di esplorare con i Mardi Gras. Ma questo Playground, campo giochi, ci ha tenuto vivi attraverso gli anni. Con Liina alla voce poi abbiamo acquisito una libertà espressiva che mai avevamo provato.

Carlo: La costanza e la continua passione per il progetto, hanno portato gli elementi più longevi a tenere vivo il fuoco della musica che ci piace creare.

Personalmente il prossimo luglio, festeggerò i miei 10 anni nella band……

Quali sono le tappe più importanti della vostra carriera?

Fabrizio: Tante davvero, dei primi tempi mi piace ricordare aprire il concerto di Billy Bragg, o essere selezionati da Neil Young per le sue “Songs of the times” canzoni di protesta e di pace. Ultimamente senza dubbio suonare al Circo Massimo, la piu bella “venue” di sempre, e l’ultimo album “Sandcastle”;

Carlo: La prima esperienza nei Mardies è stato un palco condiviso con i musicisti di Bruce Springsteen presso il Forum a Roma. Gente del calibro di Jake Clemons, Vini Lopez e Eddie Manion degli E Street Horns.

Il concerto a Circo Massimo si…quella fu una grande esperienza. Senza dimenticare le collaborazione con Mark Geary…un grande musicista ed amico.

Liina: anche io vorrei menzionare il concerto al Circo Massimo e collaborazioni con Mark Geary, i video che abbiamo fatto per vari singoli…ma per me che sono nel gruppo dal 2018, direi che la più importante è comunque l’uscita di questo nuovo album “Sandcastle”.

E’ uscito appunto “Sandcastle” il vostro quarto album in studio che è un racconto in musica della sceneggiatura originale “Sandcastle” di Sante Sabbatini, Francesco Braida e Filippo Novelli. Ci volete raccontare qualcosa di più di questa storia?

Fabrizio: Siamo a Jersey City negli anni 80. Due fratelli Nicholas e Cecilia Amato, rimasti orfani a seguito di un misterioso incidente vengono messi “sotto protezione” dal loro influente zio Don “Nate” Caruso boss della mob locale. Da qui si dipana una storia a tinte forti dove assistiamo alla trasformazione di Nicholas, da sempre geniale e bullizzato, pronto a vendicare chi ha fatto del male alla sorella che aveva trovato nel bel Sebastian un ragazzo a prima vista brillante e affascinante. Affrontiamo temi quali bullismo, narcisismo, uno specchio dei tempi, e in musica abbiamo sviluppato 8 episodi di questa storia. Ovviamente la figura di Sebastian e la sua dark side è stata molto intrigante in fase di scrittura. Il colore viola che campeggia nella copertina del disco sta proprio a sottolineare la metamorfosi. Cosa possiamo diventare se veniamo colpiti negli affetti più cari? Questo è il leit motiv di questa storia che è uscita come graphic musical disegnato da Filippo Novelli.

La vostra band con metafore pungenti ed evocative, in questo album tocca tematiche esistenziali, sociali prendendo una  posizione netta su tutto ciò che non vi piace. Quali sono le cose che non vi piacciono e che proprio non sopportate?

Fabrizio: Nell’album appunto tocchiamo quei temi che sono focali e che sono sempre da mettere in evidenza, oltre a quelli a me personalmente non piacciono questi tempi veloci che divorano tutto senza avere il gusto di assaporare. Tempi fluidi e incerti, dove la violenza sembra sempre la via più breve per risolvere incomprensioni. E parlo di vita quotidiana, oltre a quello che sta succedendo nel mondo.

Ci descrivete l’atmosfera musicale dell’album così ricco di tante sonorità e influenze?

Liina: ci sono tante sonorità, vero, non è assolutamente simile agli album precedenti dei Mardi Gras. Ci sono gli archi, anche l’arpa, ed il mood generale è un po’ più dark. A tratti fa pensare a rock sinfonico

Fabrizio: E’ un disco molto suggestivo, abbiamo lavorato per la prima volta con un trio di archi e li abbiamo fusi con chitarre molto veementi e pianoforti evocativi. Un album ricco appunto che si apre e chiude con due viaggi sonori tra le cose più belle che abbiamo mai realizzato

Carlo: Sonorità molto più dark rispetto ai precedenti dischi e soprattutto un disco che in passato avrebbero definito come un “concept album” e questa cosa mi onora.

Tra i tanti vostri ascolti musicali c’è anche il jazz ? Vi piace?

Liina: assolutamente sì! Tra i miei artisti preferiti ci sono anche vari artisti jazz. In più , jazz è stato anche una parte importante dei miei studi.

Fabrizio: Adoro immergermi in dischi come “Kind of blue” di Miles Davis, ” A love supreme” di John Coltrane e ascoltare i tocchi jazz nel repertorio dell’immensa Joni Mitchell

Come definireste la vostra musica dal punto di vista stilistico ed espressivo? Quali emozioni volete trasmettere?

Fabrizio: siamo un campo giochi, andiamo dove ci portano le storie da raccontare, vogliamo trasmettere quello che sentiamo, quello che vediamo attorno a noi, un viaggio intimo, personale, di certo non troverete la volgarità imperante che sentiamo essere raccontata.

Carlo: Messaggi di pace e tolleranza. Questi sono i punti focali della scrittura e del comune denominatore che ci porta avanti.

Liina: mi unisco alle parole già dette da Fabrizio e Carlo. Ogni canzone di Mardi Gras racconta una storia, ogni brano trasmette una emozione, e posso dire che le canzoni sono tutte diverse. Durante un concerto nostro vi portiamo in viaggio con noi e vi raccontiamo varie storie.

I testi del nuovo album mettono in luce  la vostra attenzione ai rapporti umani che si intrecciano nella nostra vita.  C’è anche qualcosa  del vostro vissuto in queste canzoni?

Liina: secondo me, ognuno può interpretare una canzone in un modo un po’ diverso e trovarci qualcosa che è personale.

Fabrizio: Sicuramente quello che vediamo attorno a noi va a finire inevitabilmente nei nostri testi e nelle nostre suggestioni. Bukowski diceva “La gente è il piu grande spettacolo del mondo e non si paga il biglietto”. Per esempio riguardo il tema del bullismo ricordo episodi quando si era piccini a scuola. Ma episodi che fortunamente non mi hanno portato traumi,  Storie di narcisisti patologici e pericolosi si, le ho ascoltate da persone vicine a me.

Cosa rappresenta per voi questo lavoro?

Fabrizio: un viaggio che ci ha fatto compagnia per molti anni, e che siamo felici sia venuto alla luce. Un grande viaggio umano e sonoro da compiere assieme ai protagonisti della storia che ora hanno preso vita propria.  Ogni nuovo lavoro è una partenza, mai un arrivo. 

Carlo: Tanta attesa e sacrificio. Ma ne è valsa la pena

Liina: esatto. Ci stavamo lavorando da tempo ed è finalmente fuori “Sandcastle”, ma questo è solo l’inizio di un nuovo capitolo nella storia di Mardi Gras.

Salutateci con un vostro motto!

Liina: finché ci sono le storie da raccontare, ci sarà anche la musica.

Fabrizio: Siate sempre curiosi di scoprire cose nuove!

Carlo: Sostenete la musica dal vivo!

I Mardi Gras presenteranno “Sandcastle” al Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica Mercoledi 26 Febbraio ore 21

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