
Si intitola Learn Something New l’ultimo disco del chitarrista Nicola di Tommaso pubblicato rexwntemente dall’etichetta Filibusta Records. Un lavoro in cui la tradizione si fonde con il jazz contemporaneo, esplorano nuovi linguaggi anche grazie all’utilizzo dell’elettronica. Hanno partecipato alla nascita di questo nuovo progetto Vittorio Solimene, all’organo hammond e synth, Matteo Bultrini alla batteria e il guru di consolidaa fama Luca Spagnoletti all’elettronica. Ecco il racconto di Nicola Di Tommaso.
Per cominciare l’intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
Ci provo! Avevo in mente da tempo di registrare un disco in cui convivessero diverse idee e campi sonori. In “Learn something new” suono brani che esplorano l’horgan trio più legato alla tradizione e brani che riflettono i più recenti sviluppi del jazz; in più ho voluto coinvolgere Luca Spagnoletti, in arte Pixfoil, che ha aggiunto al lavoro suoni provenienti dalla musica elettronica. Anche il suono della chitarra modula in base ai brani. Il basso/contrabbasso non è presente in nessun brano: Vittorio Solimene suona il basso con l’horgan e con il synth e anche questo contribuisce a dare un suono particolare a tutto il disco. Oltre a ciò, mi interessava anche mantenere il più possibile la spontaneità tipica del jazz. Il disco è stato tutto registrato live facendo massimo un paio di take a brano.
Raccontaci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e come si è ewvoluto nel tempo?
E’ molto semplice, siamo tutti amici e suoniamo insieme da diverso tempo in diverse formazioni. Dopo diverse session tra di noi, mi è cominciata a ronzare in testa l’idea di registrare un disco con questa formazione perchè ero molto soddisfatto della musica che ne veniva fuori e credo che probabilmente fosse un desiderio che avevo da tempo. In più Vittorio Solimene suona anche synth e tastiere, quindi la possibilità timbrica era molto ampia e questo mi ha convinto ulteriormente. La registrazione del disco è stata naturale come una “suonata” tra amici.
Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?
Potremmo dire che per me rappresenta tutte e tre queste cose. Sicuramente si può dire che sia una fotografia di un momento, dato che abbiamo registrato i brani di getto in un solo giorno. È un punto di arrivo, perché è il coronamento di un obiettivo che mi ero dato. D’altra parte, io vivo la musica come un continuo percorso di studio e di ricerca, quindi per me dopo un obiettivo ne viene sempre un altro. Anche perché osservando un risultato raggiunto puoi prendere coscienza delle cose che non ti piacciono, di quelle che vorresti fare meglio e così migliorarti. Per questo vedo il disco anche come un punto di partenza.
Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te sono stati davvero importanti?