Jazzagenda incontra Antonio Tarantino, presidente dell’Associazione Amici del Jazz – San Severo e direttore artistico del Festival San Severo Winter Jazz (provincia di Foggia), che lo scorso 8 novembre ha inaugurato al “Caffè tra le righe – Spazio Off” la sua quarta edizione articolata in sei appuntamenti mensili sino al 14 marzo. Lo abbiamo intervistato per approfondire la sua lunga e prolifica attività dedicata al jazz e all’organizzazione di eventi.
Antonio, come è nato il tuo impegno per la promozione del jazz in Italia?
“Tutto ha origine dalla mia grande passione per questo genere. Tramite il padre di un caro amico, che lavorava a New York, ho anche avuto modo di ricevere, per un periodo, dischi che in Italia ancora non esistevano. Poi nel ’76, nel centro storico di Bologna – città dove vivevo – ho intrapreso la gestione del “Club 33”, locale jazz frequentato soprattutto da artisti bolognesi ed emiliani, tra cui Lucio Dalla e la Dixieland Jazz Band di Bologna. Ricordo le numerose jam session, inclinate soprattutto alla fusion e al jazz-rock. Tornando a San Severo, nel 1994 ho fondato l’Associazione Amici Jazz – San Severo, che quest’anno festeggia il suo ventennale di attività e con cui ho realizzato molti eventi, invitando musicisti di rilievo internazionale in diversi contesti, tra cui il Teatro Comunale “G. Verdi” di San Severo, uno dei più bei teatri pugliesi, il terzo come capienza dopo quello di Bari e Lecce.”
Quali artisti sono stati ospitati nei vostri eventi?
“L’Associazione ha avuto il piacere di organizzare concerti con artisti internazionali come Antonio Sanchez, Lee Konitz, Steve Grossman, Steve Lacy, Elvin Jones, Johnny Griffin, Cheryl Porter, Irio De Paula, Horacio “El Negro” Hernandez, Billy Hart, e con grandi musicisti italiani tra cui Enrico Pieranunzi, Paolo Fresu, Fabio Zeppetella, Rocco Zifarelli, Franco D’Andrea, Riccardo Fassi, Emanuele Cisi, Nicola Stilo, Fabrizio Bosso, Francesco Bearzatti, Rosario Giuliani, Roberto Gatto, Fabrizio Sferra, Maurizio Giammarco. Ma lo scopo dell’associazione è anche quello di incentivare gli artisti locali e i talenti emergenti, rinnovando il cartellone artistico ad ogni edizione e operando una vera attività di scouting.”
Come avvengono le scelte artistiche per il Festival?
“Il cartellone artistico vuole sfuggire alle consuete tendenze. Compio spesso viaggi a New York e mi relaziono direttamente con i vari operatori del settore.”
Illustraci la programmazione dell’attuale edizione.
“Abbiamo avuto il piacere di inaugurare il Festival lo scorso 8 novembre con il trio guidato dal pianista Markelian Kapedani, uno dei maggiori esponenti della cultura albanese contemporanea, che con i suoi album ha ottenuto ottime recensioni anche sulla stampa italiana, tra cui ne segnalo una, particolarmente appassionata, firmata da Franco Fayenz. Il 29 novembre, direttamente dalla scena jazzistica newyorkese, il quintetto del batterista Willi Jones III formato insieme a Jim Rotondi, Piero Odorici, Danny Grisset, Darryl Hall, con un omaggio alla musica di Max Roach. Il 20 dicembre, il duo formato dalla cantante di origine polacca Kamila Staszkòw e il chitarrista Luca Di Luzio; il 17 gennaio il trio del pianista Piero Bassini formato insieme a Giorgio Muresu e Luca Mezzadri. Questo venerdì, 21 febbraio, ospiteremo la cantante Marta Capponi con il suo New Quartet; originariamente era presente in cartellone il progetto “Riot” del sassofonista Leonardo Radicchi, un giovane talentuoso che mi ha molto colpito per il suo linguaggio musicale e la forte connotazione politica dei suoi brani. Prima del concerto di Marta Capponi, saremo lieti di ospitare la presentazione del libro “BAM, il Jazz oggi a New York” raccontato direttamente dall’autore Nicola Gaeta. Infine, il 14 marzo chiuderemo questa quarta edizione del Festival con la splendida voce di Denise King e il talento del pianista Olivier Hutman, che presenteranno il loro nuovo album “Give me the high sign”.”
Come ha reagito negli anni il pubblico di San Severo alle vostre proposte musicali?
“Sono felice di constatare grande attenzione e sensibilità, oltre a una costante partecipazione e ad un grande rispetto verso ogni progetto musicale. Inoltre, dopo ogni concerto, è per noi molto importante tenere sempre un dialogo aperto e diretto con gli spettatori per raccogliere feedback e suggerimenti attraverso Facebook, e-mail e pagine appositamente aperte sul sito web dell’evento. Unico neo, che ci tengo a sottolineare, l’assenza dei musicisti locali e pugliesi tra il pubblico, dai quali comunque riceviamo proposte per l’inserimento dei propri progetti nel cartellone artistico del Festival. Approfittiamo di questa occasione per rafforzare l’invito a partecipare anche come spettatori e venire a conoscere di persona l’Associazione.”
Sei molto attento alle nuove produzioni: come valuti la tendenza attuale del jazz italiano?
“Oggi sto riscontrando un grande fermento e una grande attenzione delle nuove generazioni verso un linguaggio originale, partendo però da un rinnovato riconoscimento della matrice originaria del jazz. Ricevo quotidianamente almeno tre o quattro proposte per la programmazione artistica e, rispetto ad una quindicina di anni fa, trovo molti nomi nuovi, spesso di artisti giovani con progetti di grande qualità.”
Complimenti per questa appassionata attività e, da parte dello staff di Jazzagenda, un grande augurio per il ventennale dell’Associazione.
Fiorenza Gherardi de Candei