Poco conosciuto forse anche negli States, John Zorn dalla fine degli anni settanta è tuttavia uno dei più apprezzati musicisti di quel Villaggio Globale post moderno, ove i confini tra un genere espressivo e l’altro sono incerti e l’eclettismo rappresenta per l’Artista una imprescindibile risorsa. In questa reinterpretazione di “Lonely Woman” risalente al 1989, è evidente l’omaggio a Ornette Coleman, l’autore del suddetto memorabile pezzo. John Zorn con il suono tagliente del suo sax ne coglie appieno la liricità, aggiungendo di suo il progetto delirante dei Naked City, gruppo che egli fonda e con il quale raggiunge la definitiva affermazione sulla scena musicale newyorkese. Progetto a tutto tondo che in questo caso esaspera le sonorità – un flusso di suoni distorti simile a un Urlo – per poi risolversi nella citazione un po’ ironica di un’altra composizione di Coleman, “Dancing in your head”.
Claudio Censi