Si intitola HBPM il primo disco di Andrea Zacchia con il suo Hammond Trio completato da Angelo Cultreri all’Hammond e Maurizio De Angelis alla batteria. Un’idea nata nel 2023 dopo un anno di intensa attività live della band con un progetto dedicato principalmente a Wes Montgomery. L’album è stato realizzato in due giorni, prediligendo le riprese “live in studio”. Ne parliamo a tu per tu con Andrea Zacchia.
Per cominciare l’intervista parliamo subito del disco: ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
HBPM é un acronimo dalla duplice lettura: High Beat Per Minute, come la prima traccia che é appunto un omaggio ai brani fast; ma anche come Hard Bop e Pat Martino, le mie due principali passioni e fonti di ispirazioni nella sfera del jazz. Il disco riflette il sound del nostro Hammond Trio, é stato realizzato “live” in studio di registrazione, per permetterci di mantenere intatto lo stesso interplay che abbiamo nei concerti. Oltre ai brani originali sono presenti quattro standard che adoriamo suonare nei nostri concerti e che abbiamo voluto fissare su disco!
Raccontaci adesso la tua storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?
Questo progetto é nato nel 2023, stavamo presentando nei Jazz club un concerto dedicato al centenario dalla nascita di Wes Montgomery. Dopo svariati live abbiamo affinato e compattato sia il nostro sound che la nostra intesa, a quel punto ho iniziato a scrivere dei brani e a settembre dello stesso anno ci siamo trovati in studio di registrazione per realizzare il disco!
Un disco per un’artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te cosa rappresenta?
Tutte e tre le cose: É indubbiamente una foto del momento, del nostro trio dopo mesi di attivitá live e di lavoro sul nostro sound; un punto di arrivo perché fare un disco non é mai una cosa scontata o semplice da realizzare; e un punto di partenza per tutto quello che speriamo avvenga in futuro, sopratutto riguardo la sfera dei concerti dal vivo.
Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per te sono stati davvero importanti?
Il mio riferimento principale, come dicevo prima, é il chitarrista Pat Martino. La sua concezione della natura della chitarra, il suo timing, il suo stile sono da anni il mio riferimento per quello che riguarda il mio modo di suonare e comporre. Anche Wes Montgomery ovviamente fa capolino nel disco, sopratutto nel suo stile compositivo.
Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla tua musica?
Spero di riuscire a portare questo progetto il piú possibile in una dimensione live. Raggiunto questo obiettivo son sicuro che la nostra musica evolverá spontaneamente verso direzioni per ora non definite.
Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?
Si per ora abbiamo il primo concerto di presentazione del disco l’11 maggio presso il Writer Monkey di Monterotondo, e poi il 15 maggio saremo allo Zingaró Jazz club di Faenza. Altre date sono in arrivo principalmente per l’autunno! Nel mentre sto giá lavorando a del nuovo materiale!