Si intitola Punti di Vista, il nuovo album del pianista e compositore sardo Alessandro Di Liberto uscito il 31 gennaio per l’etichetta GleAM Records. Un disco dal grande senso melodico ispirato alla Sardegna, un’isola quieta che trae ispirazione dal silenzio per vibrare all’unisono con la natura e con gli elementi che la compongono. In questa avventura il pianista si è avvalso della partecipazione del contrabbassista Sebastiano Dessanay, del batterista Roberto Migoni e del sax di Laura J Marras. A raccontarci questa avventura è Alessandro Di Liberto in persona.

Per cominciare l’intervista parliamo subito del tuo ultimo lavoro, Punti di Vista: un disco ispirato alla tua terra la Sardegna che suggestiona ognuno dei brani. Perché la scelta di scrivere i brani pensando a dei luoghi specifici?

“Non è la prima volta che traggo spunti da immagini e paesaggi naturali per le mie composizioni. La nostra Sardegna è una bellissima terra, ricca di ispirazioni. Negli anni passati mi è capitato di visitarne alcune parti davvero suggestive, così ad un certo punto ho capito che meritava di essere raccontata in musica all’interno di questa mia opera.”

Guardando l’altra faccia della medaglia quanto ha inciso invece la tua terra nel tuo modo di comporre e fare musica?

“Ha inciso di sicuro in maniera determinante, ma non a livello conscio. Non ho mai utilizzato gli strumenti tipici del nostro folklore come organetti e launeddas ma sono cresciuto circondato dai suoni gutturali dei tenores e dalle loro armonie essenziali non riproducibili peraltro da un pianoforte. La musica e i suoni della Sardegna sono presenti nel mio codice genetico, anche se di fatto non li ho mai espressamente ricercati.”

Raccontaci la storia o il percorso del disco: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

“Il disco nato quasi come un gioco: chiedevo a mia moglie (Laura J Marras) di darmi tre o quattro note consecutive sulle quali io avrei poi provato a ricavare una intera composizione, all’inizio avevo in mente di scrivere un intero lavoro che dovesse poi uscire a suo nome. Dopo un po’ di mesi però ci siamo accorti che stava diventando un lavoro troppo personale per poter poi essere affidato a lei, vista l’intera genesi dell’opera e la grande mole di lavoro da me profusa nella fase compositiva, avrebbe avuto poca coerenza. L’idea di orientare l’opera come una dedica alla Sardegna è partita da Laura.”

Laura J Marras, Sebastiano Dessanay, Roberto Migoni sono i tuoi compagni in questo disco. Ci vuoi raccontare perché li hai scelti in questo percorso?

“La scelta di Laura è stata semplice, lei da sempre adora la musica che scrivo e io la considero una sassofonista molto talentuosa, dotata di grande sensibilità e sempre pronta a recepire le mie idee musicali e a metterle in pratica. Abbiamo lavorato tanto in duo, in tutta la prima fase (è facile, quando i musicisti ce li hai in casa). Per quanto riguarda Dessanay, abbiamo diversi trascorsi musicali insieme; con lui avevo già registrato il suo Songbook a Birmingham e da sempre adoro il suo suono profondo, oltre al fatto che nel momento in cui l’ho coinvolto era reduce dal suo 377 Project: un giro di tutti i comuni della Sardegna fatto in bicicletta nell’arco di oltre un anno! Anche Roberto Migoni è un musicista con cui avevo diversi trascorsi, di cui adoro il suono e la sua grande apertura musicale che lo porta a frequentare diversi generi. Sia lui che Dessanay sono molto attivi nel campo della musica contemporanea.”

Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti che nel corso della tua vita sono stati molto importanti?

“Credo che quasi tutti i musicisti abbiano iniziato ad approcciare lo strumento per emulazione, o comunque partendo da un modello che inizialmente rappresentava l’Assoluto, il punto verso cui tendere. Il mio è stato di sicuro Chick Corea, sia per il suo pianismo che per le sue meravigliose composizioni. Per anni ho cercato di emularlo, finché ho potuto conoscere Keith Jarrett, poi Evans e così via fino a capire che ogni musicista ha un proprio mondo inimitabile che in qualche modo ci può aiutare a trovare il nostro. Io comunque ascolto da sempre anche la musica classica e mi affascina molto ascoltare della musica scritta in un modo così perfetto, in un certo senso è l’altra faccia della medaglia rispetto alla musica improvvisata.”

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: c’è qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione di cui ci vuoi parlare?

“Ho in programma una nuova registrazione di Songs interamente scritte da me nel corso degli ultimi anni, un progetto che coinvolgerà anche qualche ospite “illustre”. Ma di questo parleremo più dettagliatamente nel prossimo capitolo. Un ringraziamento a voi per questa intervista. Buona vita e buon lavoro!”

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