Si intitola L’uomo del ‘900 l’ultimo disco del pianista e compositore Giuseppe Santelli, recentemente pubblicato dall’etichetta Emme Record Label. Parliamo di un concept album dai diversi linguaggi sonori dove, jazz, latin, musica classica e suoni dalle tinte orientaleggianti si sposano in un connubio armonioso e felice. La formazione principale è completata da Simone Ritacca, alla batteria e percussioni, e Alessio Iorio al basso elettrico con la partecipazione di alcuni special guest d’eccezione tra cui figurano Javier Girotto e Gaetano Partipilo. Ecco il racconto di Giuseppe Santelli a Jazz Agenda.

Per cominciare l’intervista parliamo subito del disco: vi va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?

“L’uomo del ‘900” è il mio ultimo lavoro discografico, a cui sono particolarmente legato. Il progetto, pubblicato dall’etichetta Emme Record Label, contiene sette composizioni originali scritte da me, ognuna delle quali racconta una storia unica.
La formazione principale è composta dal mio trio stabile, con Simone Ritacca alla batteria e Alessio Iorio al basso elettrico, con cui collaboro da diversi anni. A rendere il tutto ancora più speciale, è la partecipazione di musicisti di spicco, sia a livello nazionale che internazionale, come Javier Girotto, Gaetano Partipilo, Pekka Pylkkanen, Salvatore Cauteruccio, Antonio Staropoli, Francesco Magarò, Ida Altrove, Jessica Mellard, Luca Bruno e Alessandro Castriota Scanderbeg.

L’Uomo del ‘900 è un concept album. Qual è il filo conduttore che lega tutti i brani?

“Il filo conduttore è sicuramente rappresentato dall’aspetto compositivo e dalle tecniche adottate durante la fase di creazione. Le mie composizioni raccontano storie, che siano ispirate alla realtà o frutto della fantasia: sette quadri musicali, ciascuno con una sonorità e un’ambientazione unica, ma tutti accomunati dalla medesima impronta compositiva. Le tematiche esplorate vanno dall’immaginazione all’introspezione.”

Quali sono le differenze rispetto al disco precedente e come si è evoluto il progetto negli ultimi anni?

“Questo disco si distingue per una maggiore maturità e ordine rispetto al precedente, con un’attenzione più accurata alla struttura delle composizioni e alle melodie cantabili di ogni brano. Inoltre, l’affiatamento tra i membri del trio è sempre più forte, tanto da farlo sembrare come una vera ‘famiglia’. In questo lavoro, ho volutamente lasciato maggiore libertà di espressione ai musicisti coinvolti. La partecipazione delle special guest ha arricchito ulteriormente il disco, introducendo sonorità nuove e ambienti musicali inediti rispetto al lavoro precedente.”

Anche in questo disco c’è sempre l’idea di un viaggio che viene fatta poi attraverso diversi linguaggi della musica jazz. Ci vuoi parlare anche di questo aspetto?

“Anche in questo disco ci immergiamo nei diversi scenari evocati da ogni composizione. Ad esempio, nel brano ‘Non Giudicare il Libro dalla Copertina’, attraversiamo una metamorfosi di generi, passando dal Latin al Funk, al Jazz, fino alla musica classica. Poi ci spostiamo in Spagna con ‘Don Diego’, che racconta il conflitto interiore di un uomo che indossa la maschera di Zorro per celare la propria identità. In ‘Crom’, invece, esploriamo un’atmosfera di ritualità e musica popolare, ispirata al Dio oscuro del film Conan, con un inizio solenne dato da un coro di cinque voci, che evoca una sensazione arcana e potente. Infine, torniamo alle origini con un Jazz Waltz nella title track ‘L’uomo del ‘900’, e molto altro ancora.”

Se parliamo dei tuoi riferimenti musicali cosa ti viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per voi sono stati davvero importanti?

“Nella mia vita ho ascoltato e suonato diversi generi musicali, ognuno dei quali rappresenta una fase particolare del mio percorso. In conservatorio studiavo musica classica, ma contemporaneamente suonavo Hard Rock, e le influenze di band come i Deep Purple, i Led Zeppelin e gli AC/DC sono state fondamentali. Successivamente, mi sono avvicinato al Rock melodico e al Pop, apprezzando artisti come i Queen, i Toto, gli Europe, Elton John e tanti altri. Un’altra fase cruciale è stata quella del Jazz, che ha rappresentato una vera e propria rivoluzione personale. Pianisti come Michel Petrucciani, Bill Evans, e Michel Camilo hanno avuto un’enorme influenza sulla mia crescita. Per rispondere alla domanda, io sono tutto questo: un mix di esperienze e influenze diverse.”

Come vedi il tuo progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?

“Mi piacciono molto le sfide e la ricerca di nuovi stimoli; ogni fase ha il suo tempo, e questo è il momento dell’uomo del ‘900. Il futuro, invece, lo scopriremo man mano.”

Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: hai qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?
“Attualmente stiamo pianificando il nostro nuovo tour, con alcune date già confermate all’estero e in vari festival jazz italiani. Ci vediamo presto sul palco! Buona musica a tutti.”

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