Pubblicato dall’etichetta OFF Récord, Consistenza Umana è un disco del chitarrista Daniele Morelli e del cristallofonista Robert Tiso che riporta in vita la storia del manicomio di Volterra rimasto in piedi per circa un secolo fino alla chiusura avvenuta a seguito della legge Basaglia. 

Il duo ha generato una musica sospesa, riflessiva, ma anche diretta, senza fronzoli, che parte dalle melodie della chitarra che si fondono con i cristalli, o per dirla in breve i bicchieri, di Tiso che insieme generano un suono originale, unico. Come nasce questa storia? Ne parliamo con Daniele Morelli.

Partiamo dal titolo, Consistenza umana, che é legato alla figura di NOF4 e alla storia del Manicomio di Volterra. Che significato ha per te questo disco?

Innanzitutto grazie per l’intervista. E’ un piacere poter parlare di questo argomento   interessante e intrigante allo stesso tempo. Il titolo del brano che é anche il titolo dell’album é ripreso direttamente dalle frasi incise da NOF4 con la fibbia del suo gilet sulla parete esterna del Padiglione Ferri del manicomio di Volterra. NOF4 (Nannetti Oreste Fernando) che si autodefiniva “L’astronautico ingegnere minerario del sistema mentale” alternando momenti di delirio con momenti di estrema lucidità scrisse: ”Ci chiamate fantasmi, ci chiamate matti, ci chiamate alienati, ma provate a parlare con noi, siamo dotati di consistenza umana.”

Proprio questa frase mi ha fatto riflettere sulla distanza emotiva e l’incomprensione che esiste tra il mondo considerato normale e il mondo “non” normale se davvero esiste questa differenza, e su cosa unisce questi due mondi. Cosa significa essere dotati di consistenza umana? Questa é la domanda che ci pone NOF4  e che cerchiamo di far risuonare in ogni brano di questo album.

Come descriveresti invece il disco e soprattutto a cosa ti sei ispirato per realizzarlo?

L’idea di questo disco é nata dalla curiosità di conoscere le rovine dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra che si trovano vicino al mio paese d’origine. Volterra é una bellissima città di origini etrusche isolata tra le colline toscane e la sua storia degli ultimi 100 anni é strettamente legata a quella del manicomio. Un anno fa ho avuto la possibilità di fare diverse passeggiate tra le rovine dei padiglioni e onestamente non mi aspettavo di rimanere completamente folgorato dall’energia del posto e dalla storia di NOF4 che invito tutti a investigare. Quante storie concentrate in questi padiglioni ormai abbandonati e in decadenza quasi come se la vegetazione volesse ingerirsi tutta la storia del posto. Un concentrato di persone, di mondi e visioni talmente diverse che é impossibile non farsi questa domanda. Secondo che criteri la società stabiliva chi rinchiudere in un manicomio? Così ho iniziato a leggere ossessivamente libri e articoli che parlano del manicomio di Volterra e della sua storia per arrivare alla conclusione che a volte era molto facile finire rinchiusi per anni in questi padiglioni. Omosessuali, depressivi, alcolizzati, melanconici, “alienati”, “pazzi tranquilli e pazzi pericolosi”, le diagnosi per il ricovero potevano essere molto creative e usate anche per donne che non rientravano negli schemi maschilisti della società o persone che avevano idee politiche diverse dall’unica accettata per esempio durante il fascismo.

Quindi ho voluto dedicare questo disco non solo al manicomio ma anche alla storia di NOF4 che con le sue incisioni su tutta la parete esterna del Padiglione Giudiziario Ferri é stato poi considerato uno dei più grandi esponenti dell’Art Brut, se così si può dire. Personalmente credo che ogni espressione artistica nella sua realizzazione ha bisogno di un processo di “alienazione” dove l’artista può nuotare negli abissi della sua creatività più profonda e più libera. Un viaggio introspettivo e originale che forse ci svela qualcosa sul significato della vita. Accettare e sviluppare le proprie caratteristiche originali e valorizzare la diversità. La condizione dei “pazzi” era proprio questa, coscienti o no e magari chiusi in padiglioni per non rientrare nei canoni di “normalità” della società. Ho pensato poi che per un disco del genere ci voleva una collaborazione speciale con un suono differente.

Come nasce la collaborazione con il cristallofonista Robert Tiso e perché la scelta di abbracciare questo tipo di suono?

Robert Tiso é il più grande cristallofonista in Italia e siamo molto amici da anni ormai ma non avevamo mai fatto niente insieme. Gli ho proposto di registrare un disco insieme perché oltre all’amicizia e la stima reciproca siamo andati anche insieme a visitare le rovine del Manicomio e ha accettato l’avventura di questo album. I bicchieri di cristallo hanno un suono molto speciale e mi interessava sperimentare la rotondità del suono che potevamo trovare tra chitarre e bicchieri, poi il cristallofono non è uno strumento che si compra in un negozio di musica quindi Robert si é costruito il suo che conosce alla perfezione. Ho scritto la musica del disco in una settimana e l’abbiamo registrata cercando di viaggiare attraverso le menti e le sensazioni dei ricoverati a Volterra.  Ovviamente é una interpretazione personale però credo che il risultato oltre che onesto riesce nel suo intento, quello di avvicinarci alla “pazzia” con tenerezza e non con paura.

Ci sono delle musiche, dei suoni in particolare o delle immagini che ti hanno ispirato per questo disco?

Ho cercato di lavorare le melodie nella forma più spontanea e semplice possibile per non perdermi in divagazioni mentali e compositive. I titoli dei brani sono frasi incise da NOF4 e vogliono essere un po’ la chiave di lettura della musica. Possiamo immaginare che i suoni tra le rovine del Manicomio sono praticamente assenti, solo ogni tanto si può ascoltare qualche finestra sbattere per il vento. E’ proprio da questo silenzio dei padiglioni abbandonati che nascono le melodie di questo disco. Le immagini che si creano nella mente visitando questo luogo sono infinite e intense come l’elettroshock che si praticava nelle sue stanze. Tra sofferenza e incomprensione, tenerezza e aggressività. A volte ho cercato di aggiungere dei rumori ricreati con la chitarra che fanno da paesaggio sonoro al brano.

Quali sono i brani che più rappresentano questo progetto? Ce ne vuoi descrivere qualcuno in particolare?

Prima di tutto Consistenza umana che é il brano che dà il nome e inizio all’album.

Una ballata in 5/4 dove le chitarre riproducono dei suoni come se fossero dei passi. Sono i passi di arrivo all’Ospedale Psichiatrico, dove le persone venivano ricevute in un padiglione speciale per la diagnosi iniziale che serviva per l’assegnazione del padiglione corrispondente. Sono i primi passi per entrare in questo abisso isolato e marginalizzato ai confini del paese, e sono ispirati a questo abisso i suoni delle onde che chiudono il brano. Veleni anarcotici é ispirato proprio a una frase che NOF4 scrisse a proposito delle condizioni dei pazienti nel Manicomio. 10% deceduti per percosse magnetico-catodiche, 40% per malattie trasmesse, 50% per odio, mancanza di amore e affetto”. Il dialogo tra chitarre e bicchieri cerca di descrivere proprio la presa di coscienza alternato dall’elettroschok che era la terapia più usata all’epoca.

Come vedi questo progetto nel futuro? Pensi che potrebbero nascere altre collaborazioni con Robert Tiso o altri dischi?

Non so sinceramente quale sia il futuro di questo progetto ma certamente sarebbe molto suggestivo poter organizzare un concerto a Volterra se non addirittura tra le rovine del Manicomio.

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